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Petrolio iraniano, entrano in vigore le sanzioni USA

Una nuova ondata di sanzioni statunitensi contro l'Iran è entrata in vigore lunedì. Sono toccati settori cruciali come il petrolio e la finanza. Il governo iraniano si dice "pronto a resistere ad ogni pressione".

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Washington ha reintrodotto le misure interrotte dopo la firma dell’accordo sul programma nucleare di Teheran, uno dei risultati più significativi della politica estera dell’amministrazione Obama.

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Da giorni a Teheran si tengono enormi manifestazioni di piazza anti-statunitensi. RSI-SWI
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Il testo è stato subito preso di mira dall’attuale presidente Donald Trump che lo considerava troppo vantaggioso per l’Iran. L’uscita unilaterale di Washington dall’accordo ha avuto come conseguenze la reintroduzione delle sanzioni. Una prima tranche è già entrata in vigore la scorsa estate mentre la seconda, che entra in vigore lunedì, tocca settori più cruciali dell’economia iraniana, primo fra tutti quello del petrolio, seguito poi da quello finanziario.

“Oggi il nemico prende di mira la nostra economia. Ma il principale bersaglio delle sanzioni è il nostro popolo”, ha detto il presidente iraniano Hassan Rohani, che ha assicurato che il paese continuerà ad esportare petrolio. 

Secondo il capo della diplomazia di Tehran, Javad Zarif, che ha avuto un ruolo di primo piano nel raggiungimento dell’accordo del 2015, “a ritrovarsi isolato è Washington, non l’Iran”. 

Gli altri firmatari (Germania, Regno Unito, Francia, Russia e Cina) hanno infatti criticato la decisione americana e hanno annunciato di voler restare fedeli all’accordo.     

Ma gli Stati Uniti potrebbero però sbarrare il proprio mercato a chi continuerà a commerciare con la Repubblica islamica. 

Per ora la Casa Bianca ha concesso ad alcuni paesi, per i quali la fornitura di petrolio iraniano è cruciale, di essere esentati, e potranno continuare a commerciare con Teheran senza temere rappresaglie per i prossimi sei mesi. 

La lista di questi paesi è stata comunicata nel primo pomeriggio di lunedì: Si tratta di Cina, India, Turchia, Corea del Sud, Taiwan, Grecia e Italia. Questi due sono gli unici paesi dell’Unione Europea ad essere “graziati” da Washington. 

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