Altro storico passo avanti per gli autisti di Uber
Nel Regno Unito, i circa 70'000 autisti di Uber -il servizio taxi fornito da comuni conducenti con la loro auto privata- potranno essere rappresentati da un sindacato. L'accordo giunge due mesi dopo che l'azienda ha dovuto riconoscere loro lo status di lavoratori dipendenti. Una prima assoluta che la Radiotelevisione svizzera RSI ha commentato con un sindacalista di Ginevra, primo cantone in Svizzera dove pure la giustizia ha imposto a Uber di riconoscere gli autisti come salariati.
La stessa Uber -che aveva concesso salario minimo e ferie pagate per ingiunzione della corte suprema di Londra- parla ora dell’intesa come del primo passo verso “una vita lavorativa più giusta” per milioni di persone.
Gig economy è quel settore dell’economia dove persone senza contratto si guadagnano da vivere, del tutto o in parte, fornendo servizi saltuari come passaggi in auto, consegne, l’affitto di una stanza. I precursori -come il baby sitting o le ripetizioni private- hanno pure approfittato del diffondersi di siti internet e applicazioni che mettono in contatto domanda e offerta.
L’accordo collettivo prevede che la GMB Union rappresenti gli autisti Uber di tutto il Regno Unito, che avranno tra l’altro il diritto di scegliere se, quando e dove guidare benché non siano più lavoratori autonomi, come il colosso americano li considerava fino a due mesi fa.
Da adesso in poi, i rappresentanti dei conducenti potranno dunque negoziare su questioni relative a retribuzioni, previdenza, assistenza sanitaria.
Un precedente che avrà probabilmente ricadute su tutta la cosiddetta gig economy.
Nel servizio RSI da Londra, l’intervista al portavoce della GMB Union e alla giurista Rebecca Thornely-Gibson
Mentre Uber valuta di estendere la validità dell’accordo ad altri Paesi europei, dagli Stati Uniti arriva notizia che il 70% del personale di Amazon a Bessemer, in Alabama, ha votato contro l’ingresso dei sindacati in azienda, apparentemente per paura di perdere il lavoro.
Più in generale, quella che chiamiamo nuova economia non pare sempre compiere dei passi in avanti per quanto riguarda le condizioni di lavoro dei propri impiegati.
I quali, secondo il sindacalista Umberto Bandiera di Unia Ginevra, lavorano per multinazionali che si presentano come simbolo di modernità ma offrono condizioni di lavoro più simili a quelle degli inizi della rivoluzione industriale.
L’intervista integrale a Bandiera.
tvsvizzera.it/ATS/ri con RSI (TG del 27.05.2021)
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