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“La ‘ndrangheta fa patti con lo stato ogni santo giorno”

L'ex boss Luigi Bonaventura ci parla dei rapporti tra Sicilia e Calabria e tra le organizzazioni criminali e alcune istituzioni o rappresentanti dello stato

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Luigi Bonaventura lei è stato un boss della ‘ndrangheta. Oggi collabora con la giustizia. Vedere che i magistrati chiamano a testimoniare il Presidente della Repubblica su un eventuale accordo siglato tra Stato e Cosa Nostra che effetto le fa?

Il fatto che sia stato chiamato a testimoniare il Presidente della repubblica, ancora una volta dimostra che la magistratura italiana, nonostante tutto, va bene, è integerrima e non guarda in faccia a nessuno. Significa per me che i magistrati vogliono andare avanti per rintracciare i responsabili di una delle pagine più buie della Repubblica.

Giorgio Napolitano inoltre fa bene a testimoniare perché per quanto possa sembrare imbarazzante che un presidente della repubblica sia convocato dalla magistratura, è però una dimostrazione di trasparenza.

Certo il patto di cui si parla era tra Stato e Cosa Nostra. Lei era un boss della ‘ndrangheta ma in Calabria avevate intuito che stava succedendo qualcosa sull’asse Sicilia- Roma?

Io a quel momento ero certo giovane ma già attivo. La ‘ndrangheta era fortemente coinvolta in quello che stava succedendo in Sicilia (ndr. vedi tra l’altro gli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino). So di certo di riunioni e incontri avvenuti a Crotone e Reggio Calabria alle quali partecipò anche un rappresentante della nostra famiglia. In questi incontri si parlò dell’eventuale partecipazione della ‘ndrangheta all’attacco allo stato (o comunque alle sue istituzioni) da parte di Cosa Nostra. D’altra parte noi, la mia famiglia, già collaborava con il boss di Cosa Nostra, il catanese Nitto Santapaola.

Va ricordato che in quel momento storico la leadership in Italia tra le organizzazioni criminali era saldamente in mano Cosa Nostra. Con gli attentati a Falcone e Borsellino Cosa Nostra dimostrò tutto il suo potere. Non tanto per gli attentati in sé, quanto invece per gli agganci dimostrati con le istituzioni: per poter portare a compimento questi attentati era infatti impossibile perpetrarli senza questi appoggi.

Quindi nonostante l’orgoglio ‘ndranghetistico e nonostante la forte alleanza che avevamo con Cosa Nostra, devo ammettere che li temevano assai.

Però questa dimostrazione di forza fu, diciamo,il raggiungimento dell’apice del potere di Cosa Nostra. Dopo paradossalmente la ‘ndrangheta ha surclassato la mafia – indebolita dallo Stato – diventando l’organizzazione criminale di riferimento.

Si, esattamente. Però in quel momento noi temevamo Cosa Nostra soprattutto per i loro agganci con i poteri istituzionali. Perché come detto, gli attentati a Falcone e Borsellino non li fai così improvvisando senza appoggi. Rispetto e timore erano dunque i nostri sentimenti verso Cosa Nostra. Poi però, piano a piano, Cosa Nostra ha perso il suo potere e di conseguenza ha perso anche il nostro rispetto. Così abbiamo iniziato la nostra ascesa.

Soppiantato Cosa Nostra, la ‘ndrangheta non ha pensato lei stessa di siglare un patto con lo Stato?

A volte i patti Stato-mafia si consumano pure con taciti consensi. E non dobbiamo pensare a mafiosi seduti ad una tavola rotonda con i rappresentati dello stato… Però non possiamo neppure propriamente parlare di patto Stato-mafia. Meglio parlare di accordi tra mafia e alcuni rappresentanti dello stato o alcune sue istituzioni. E questi patti o accordi si consumano ogni santo giorno.

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