Bologna la rossa, trent’anni dopo la fine del PCI
La "ricca signora che fu contadina" fa i conti con la morte del Partito comunista e una popolazione che invecchia e diminuisce. E a poco più di un mese dalle elezioni regionali, il capoluogo emiliano riflette su com'era e come vorrebbe essere in futuro.
Che cosa resta oggi di quel c’era? L’hanno chiamata rossa per il colore dei tetti, dopo fu rossa come la bandiera del sol dell’avvenire e adesso che è cangiante, iridescente, arcobaleno, è ancora bella, ma non si sa cos’è. Bologna, un solo sindaco non di sinistra negli ultimi settant’anni, un modello di sviluppo incentrato sullo stato sociale, la partecipazione della cittadinanza alla vita pubblica e un brodo primordiale di idee che ha dato vita movimenti rivoluzionari, artisti geniali e sperimentazioni d’avanguardia. Poi, un giorno di trent’anni fa, il vecchio Partito ComunistaCollegamento esterno viene sotterrato proprio qui, in una sezione di periferia dell’Associazione Nazionale Partigiani.
Era il 12 novembre dell’ ’89. I movimenti studenteschi, il sindacalismo di base, il fermento del tessuto sociale sopravvivevano, ormai da un decennio, contando le perdite causate da repressione, droga, benessere economico e scelte radicali. Si preparava una nuova stagione: socialdemocratica, riformista e aperta al mercato per i vertici amministrativi, mentre era antagonista, globalista e ribelle per la base. Ma qualcosa sembrava essere irrimediabilmente cambiato e ancor più lo è oggi.
Eppure, tra i turisti che osservano il monumento dietro al vetro protettivo e si esaltano per una versione chiavi in mano della ricca gastronomia locale, perdura la tradizione dell’irriverenza, rimane il senso di responsabilità di essere avanguardia: nuovi mestieri si affacciano, la progettualità trasversale stringe ancora nodi e per zone non catalogate come instagrammabili, in orari imprevedibili del giorno della notte, soffia ancora un vento che, chi ha tatto per certe cose, sente caldo da appiccare incendi.
Nel servizio personalità bolognesi di ieri e oggi riflettono su com’era la città e come la vorrebbero domani.
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