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Strage di Brescia, un presunto autore vive nei Grigioni

Un sopravvissuto piange sul luogo della strage in Piazza della Loggia.
Una ferita indelebile. AP

Marco Toffaloni non si è presentato alla prima udienza del nuovo processo in corso a Brescia per lo scoppio della bomba in Piazza della Loggia nel 1974.

Cinquant’anni fa, il 28 maggio 1974, un ordigno viene fatto esplodere in Piazza della Loggia, in centro a Brescia, dove era in corso una manifestazione indetta dai sindacati contro il terrorismo di matrice fascista.

La bomba nascosta in un cestino dei rifiuti uccide alle 10:12 di mattina otto persone e ne ferisce altre 102. La strage fu una delle più sanguinose tra quelle perpetrate durante gli “anni di piombo”.

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La vicenda giudiziaria che ne è seguita è comune a quella di altri atti terroristici avvenuti nel quadro della cosiddetta “strategia della tensione” (Piazza Fontana, treno Italicus, stazione di Bologna). Depistaggi, coinvolgimento di servizi segreti e di altri apparati dello Stato, difficoltà nell’assunzione delle prove hanno ostacolato le inchieste condotte dalla magistratura. Due procedimenti, durati anni, sono così finiti con un nulla di fatto.

Solo nel giugno 2017 la Corte di Cassazione, al termine di una terza istruttoria, sono stati condannati in via definitiva all’ergastolo i due principali imputati, legati all’organizzazione neofascista Ordine Nuovo, Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, ritenuti gli autori materiali.

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Un nuovo filone dell’inchiesta si è aperto più recentemente a carico di Marco Toffaloni, per iniziativa della Procura dei minorenni di Brescia. Secondo la tesi dell’accusa l’allora diciassettenne militante di Ordine Nuovo si trovava sul luogo della strage pochi istanti dopo l’attentato, come proverebbe una foto di cui sono entrati in possesso gli inquirenti, e la testimonianza di un pentito. Per questi fatti Marco Toffaloni è stato rinviato a giudizio nello scorso mese di aprile con l’accusa di strage, reato che nell’ordinamento italiano non si prescrive.

La prima udienza del processo si è tenuta negli scorsi giorni a Brescia ma l’imputato non si è presentato. Ai giudici deve spiegare cosa ci facesse quella mattina in Piazza della Loggia. Riparato in Svizzera negli anni ’80 Marco Toffaloni nel frattempo ha cambiato nome, si è sposato e ha acquisito la cittadinanza elvetica e ora vive a Landquart, nel Canton Grigioni.

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