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Stefano, tra la voglia di lottare e smettere di soffrire

Stefano aveva già raggiunto la Svizzera per morire, poi ci aveva ripensato decidendo di posticipare: «Avevo ancora voglia di lottare". © Keystone / Gaetan Bally

Stefano Gheller, quando chiude gli occhi, sogna di volare in elicottero sopra la città di New York. Ma quando li riapre, è ancora a Bassano del Grappa, attaccato a un respiratore, bloccato su una sedia a rotelle.

Questo contenuto è stato pubblicato il 08 ottobre 2021 - 09:28
Filippo Fiorini, RSI News

Questo non vuol dire che prima o poi non ci arriverà, a New York, dato che è il suo sogno, quello che coltiva insieme alla possibilità di porre una fine dignitosa ad una vita segnata dalla distrofia muscolare, il giorno che vorrà.

Quel giorno era già arrivato, ma nel momento in cui si era deciso a farlo ed aveva raggiunto la Svizzera (e Dignitas), perché in Italia l'eutanasia è ancora illegale, ci aveva ripensato decidendo di posticipare. «Avevo ancora voglia di lottare - dice - di godermi la vita e fare delle cose», come per esempio andare a un concerto, oppure, scendere in strada per partecipare alle bancarelle che nelle scorse settimane sono comparse in tutta la Penisola e raccogliere le firme necessarie per il referendum eutanasia legale.

Proprio oggi, venerdì 8 ottobre, il milione e 221 mila firme raccolte saranno depositate in Cassazione a Roma, quindi il quesito passerà intorno al mese di gennaio al vaglio della Consulta. Se questa lo riterrà ammissibile il Presidente della Repubblica fisserà la data di convocazione degli italiani in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno 2022. E allora saranno proprio gli italiani a dire se Stefano e quelli come lui sono liberi di smettere di soffrire.

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