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Silvia Romano, “Mi hanno trattato bene e con rispetto”

Silvia Romano abbraccia la madre all aeroporto di Ciampino
La cooperante milanese Silvia Romano, liberata in Somalia, abbraccia la madre all'aeroporto di Ciampino Keystone / Fabio Frustaci

È giunta domenica pomeriggio all'aeroporto di Ciampino Silvia Romano, la cooperante milanese sequestrata un anno e mezzo fa in Kenya e tenuta prigioniera da estremisti islamici in Somalia.


La giovane, sorridente e vestita con indumenti musulmani, è corsa ad abbracciare la madre e i famigliari sotto lo sguardo discreto del premier Giuseppe Conte e del ministro degli Esteri Luigi Di Maio. 

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Una foto del 2018 di Silvia Romano

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Silvia Romano è stata liberata

Questo contenuto è stato pubblicato al La giovane cooperante italiana Silvia Romano era stata rapita da un gruppo islamista in Kenya nel novembre del 2018.

Di più Silvia Romano è stata liberata
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“Sto bene fisicamente e mentalmente, ora voglio solo passare tanto tempo con la mia famiglia, sono felicissima di essere tornata”, ha detto raggiante Silvia Romano che, dopo il suo arrivo con un volo dei servizi di intelligence, è stata portata in una caserma dei carabinieri per essere interrogata dal pubblico ministero Sergio Colaiocco che segue il suo caso.

Al magistrato la giovane ha raccontato di essere stata sempre trattata bene e con rispetto dai suoi rapitori. Nel primo mese di prigionia, durante il suo trasferimento in Somalia, si è ammalata e i carcerieri le hanno prestato le cure del caso.

Ha poi riferito della sua conversione all’Islam, un percorso cui è arrivata lentamente e senza pressioni da parte dei sequestratori. “Non ho mai temuto di morire”, ha osservato Silvia Romano, che credeva nella promessa fattale dai suoi rapitori che l’hanno avvertita dell’imminente rilascio. Dopo un viaggio di due giorni è stata infatti liberata a Mogadiscio.

Le immagini dell’arrivo di Silvia Romano tratte da Rsinews:

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La cooperante italiana era stata prelevata da un banda locale nel novembre 2018 nel villaggio di Chakarma, nel Kenya meridionale e successivamente, secondo quanto è trapelato dall’inchiesta, era stata rivenduta al gruppo terroristico somalo al Shabaab. Secondo alcune fonti per la sua liberazione sarebbe stato pagato un riscatto tra i due e i quattro milioni di euro.

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