Roma-Parigi, il nuovo perno dell’Ue
Sullo sfondo del conflitto in Ucraina le relazioni fra Francia a Italia appaiono sempre più in ascesa nel quadro dell'Unione Europea. Ecco le prospettive future.
Quali potranno essere, dopo la guerra in Ucraina, i nuovi equilibri in seno all’Unione Europea? Se i rapporti franco-tedeschi sembrano essersi appannati, si constata invece una crescente intesa fra Francia e Italia. Già in novembre i due Paesi – il secondo e il terzo dell’Ue in ordine di rilevanza – avevano siglato un accordo di cooperazione rafforzata. E in prospettiva? Potrebbe magari emergere una sorta di asse Parigi-Roma quale nuovo perno dell’UE?
“Non credo che possa essere il nuovo asse portante. Però è importante nel senso che crea una vicinanza più strutturale fra due Paesi comunque grandi: un polo di aggregazione di consenso che è senz’altro di grande rilievo”, osserva in proposito Riccardo Alcaro, coordinatore delle ricerche dell’Istituto Affari internazionali di Roma.
Secondo quest’analista l’intesa franco-italiana non va interpretata come una mossa volta a marginalizzare Berlino. Rappresenta tuttavia un segnale, nel segno di una comunanza di interessi. “Non è diretta contro la Germania, ma è diretta alla Germania”: nel senso che i due Paesi hanno “un interesse strutturale fortissimo a che l’Ue sviluppi una politica fiscale più flessibile e integrata”, spiega Alcaro, rammentando che si tratta di un dossier sul quale la Germania fino alla crisi pandemica “si è messa di traverso”.
C’è quindi voluta una crisi come quella determinata dal coronavirus per portarla “a fare delle concessioni significative”. Si tratta comunque di concessioni reputate temporanee, alle quali invece “Francia e Italia vorrebbero dare una base più permanente o quantomeno più sostenibile nel tempo”.
Intanto la guerra in Ucraina continua, con tutto ciò che implica per l’UE, e un’altra colonna portante dell’intesa franco-italiana concerne senz’altro la politica di sicurezza e di difesa: si tratta di un altro dossier “sul quale la Francia spinge da molto e al quale l’Italia è decisamente aperta, anche se più moderata” circa l’opzione di declinarla *come autonomia strategica dell’UE”, conclude l’esperto.
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