Fine di Camping River a Roma: un epilogo pieno di incognite
Camping River a Roma è stato sgomberato. Tuttavia, la fine del campo non coincide con soluzioni soddisfacenti per tutti. Le problematiche legate alla situazione di rom e sinti rimangono ancora attuali.
Duecentocinquanta persone, famiglie con molti bambini, rom e sinti, sono state sgomberate nel giro di due giorni dal Camping River. Venerdì mattina, alla spicciolata, con dei carrelli metallici carichi di effetti personali, le ultime persone hanno risalito a gran fatica la ripida via della Tenuta Piccirilli, che conduce alla strada consolare Tiberina a nord di Roma.
Intanto, all’interno del River un automezzo con braccio mobile pestava al suo interno materassi, mobili, sedie, poltrone, e altri effetti personali che gli operatori di polizia ammassavano fuori dai container dell’ex villaggio vacanze. Le telecamere e i fotografi venivano bloccati a tre chilometri di distanza, su via Tiberina, per essere accompagnati in piccoli gruppi sul luogo dove si stava concludendo lo sgombero.

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Quel che conta è l’odio
Scendendo in gruppo, insieme ad altri fotografi e giornalisti, in una auto della polizia via della Tenuta Piccirilli incotriamo una bambina che, in perfetto italiano, ci rimprovera di rallentare e procedere piano. Un altro gruppo di persone ci incrocia trasportando a fatica i carrelli in salita, borbottando in una lingua straniera, probabilmente dell’est europeo.
I pochi che uscivano si rivolgevano alla stampa dicendo di essere stati trattati brutalmente. All’interno del River le forze di polizia erano ingenti, a prima vista non c’erano più occupanti anche se gli agenti controllavano all’interno delle baracche e dei container svuotati, uno per uno.
“Legalità ripristinata”
La sindaca Raggi ha annunciato il ripristino della legalità. Ma il fatto avrà strascichi in procura, una ventina di rom sono stati denunciati. La serata di giovedì sono scoppiati dei disordini quando è iniziato a piovere e gli sfollati con bambini piccoli, appostati in precarie condizioni davanti al River, hanno tentato bruscamente di rientrarvi per ottenere riparo. Forzando il grande cancello d’ingresso e ferendo un agente di polizia al volto.
D’altra parte, la proprietà del River ha accusato il Comune di Roma per i danni alle strutture, manifestandosi solidale alle famiglie cacciate. Allo stesso modo la Corte europea dei diritti umani – che nel difendere i diritti dei rom aveva bloccato lo sgombero per accertamenti – muoverà azioni contro l’amministrazione capitolina che ha agito ignorando il suo dettato.
Le persone sfollate si sono disperse, allontanandosi in furgoni o con il bus. Secondo le ricostruzioni della stampa italiana, i romeni si sono accampati intorno alla stazione di Prima Porta. I kosovari e i macedoni nel quartiere Borghesiana e al Casilino 900. I serbi e i bosniaci si sono sparpagliati nei parcheggi del Flaminio, della Cassia, del rione Prati.
La trattativa con il Comune di Roma, per le soluzioni alternative al Camping River, andava avanti da tempo ma le proposte avanzate dall’amministrazione capitolina dei 5 stelle, con il nome di ‘piano rom’, hanno convinto solo una manciata di persone.

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