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L'Italia taglia un terzo dei parlamentari

Il parlamento italiano ha approvato il taglio del numero degli eletti, la prossima legislatura conterà 600 parlamentari invece degli attuali 945. I deputati passano da 630 a 400, i senatori da 315 a 200. Un taglio che non convince coloro che avrebbero preferito una modifica costituzionale più strutturata.

Questo contenuto è stato pubblicato il 08 ottobre 2019 - 18:10
Enrico Marra
Il Senato italiano a Palazzo Madama. Copyright 2019 The Associated Press. All Rights Reserved.

La riforma è stata portata a casa all'ultimo minuto con un accordo sottoscritto da M5S, Pd, Italia viva e Leu in cui si prevede di presentare un progetto di nuova legge elettorale per Camera e Senato (entro la fine dell'anno) per garantire il pluralismo politico e territoriale. In poche parole, si va verso un sistema elettorale proporzionale corretto, anche se ancora non chiara quale sarà la soglia di sbarramento (l’asticella ovviamente interessa particolarmente a Leu e anche ai renziani di Italia viva) e se ci sarà ancora un premio di maggioranza per garantire la governabilità. Comunque grazie a questo patto i piddini ancora riluttanti, hanno sostenuto al riforma.

Un punto per il Movimento 5 Stelle

Il Movimento 5 stelle mette a segno una riforma costituzionale coerente con la cultura anti-politica delle sue origini. Il “taglio delle poltrone”, come lo definisce lo stesso movimento-partito, è stato imposto al PD come condizione base per l’accordo di governo. Il primo vero banco di prova del Conte 2, nonché un bel rospo da mandar giù per i democratici che hanno osteggiato la riforma nelle tre precedenti votazioni parlamentari. 

Aldilà delle ragioni politiche, il taglio tout court del numero dei parlamentari non convince gli esperti che avrebbero auspicato una modifica costituzionale più strutturata, con finalità più consistenti del mero risparmio economico dell’ordine dello zero virgola derivante dallo snellimento del numero degli eletti.

Stime di risparmio

Il Movimento 5 stelle stima un risparmio di 100 milioni di euro l'anno, mezzo miliardo per legislatura. Spiccioli se paragonati anche soltanto ai 23 miliardi che il governo è costretto a reperire per scongiurare l’imminente aumento dell’Iva che sarebbe, quello sì, un salasso per i cittadini. 

Alcuni studiosi sostengono inoltre che la riforma, senza adeguate modifiche di “contesto”, tra cui la riforma della legge elettorale e una revisione dei regolamenti parlamentari, potrebbero crearsi problemi di rappresentatività politica e di efficienza delle stesse istituzioni. La noma appena approvata, dovrebbe essere inquadrata in un percorso di riforme che il Partito democratico ha chiesto al partner di governo come condizione per accettare il taglio del numero dei parlamentari. A questa richiesta, come detto, è seguito un accordo tra M5S, Leu e Italia viva. 

Dibattito nella Sezione PD Roma Centro

Mentre la questione del taglio del numero dei parlamentari infiamma la politica nella sezione PD di via dei Cappellari in centro a Roma, una delle più antiche del Paese, si dibatte ancora sugli effetti della scissione voluta da Matteo Renzi. Dopo lo scossone iniziale si avvertono ancora forti movimenti tellurici secondari. Altri amministratori, responsabili di vario ordine e grado, alla chetichella, stanno lasciando il partito per confluire in Italia viva, la creatura del senatore fiorentino. I tesserati del PD sono smarriti, la frattura tra i renziani e l’anima più a sinistra del partito è profonda. Opposte e inconciliabili le visioni tra chi resta e chi si congeda. La riforma che riduce il numero dei parlamentari, realizzata in accordo con gli ex avversari politici del Movimento 5 stelle, crea ulteriori malesseri e divisioni.


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