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Ex Ilva, “ci sentiamo presi in giro”

Conte e Patuanelli durante la conferenza stampa di mercoledì notte.
Giuseppe Conte e Stefano Patuanelli durante la conferenza stampa convocata mercoledì in tarda serata. Keystone / Giuseppe Lami

Dopo l'incontro tra i vertici dell'acciaieria e il governo italiano di mercoledì sera è scattato l'allarme rosso. Per il governo il rilancio è una priorità ma le richieste di ArcelorMittal sarebbero inaccettabili. L'azienda vuole infatti l'addio o un taglio draconiano della forza lavoro: 5000 esuberi richiesti.

I prossimi due giorni saranno di suspense per Taranto. La trattativa con l’azienda franco-indiana ArcelorMittal non è ancora definitivamente chiusa. “Al momento la via concreta è il richiamo alla loro responsabilità”, ha spiegato nella notte tra mercoledì e giovedì il premier Giuseppe Conte che ha chiesto ai dirigenti dell’ex Ilva o di aggiornarsi tra massimo due giorni per una nuova proposta. 

E mentre si fanno più evidenti le tensioni politiche sulla vicenda in seno alla maggioranza e al Movimento 5 Stelle, tra la gente che vive vicino allo stabilimento e magari ci lavora, regna la preoccupazione e l’incertezza.

Nella conferenza stampa notturna, il premier italiano Giuseppe Conte ha chiarito che “lo scudo penale è stato offerto ed è stato rifiutato. Il problema è industriale: dall’azienda è arrivata una richiesta di cinquemila esuberi”. Una richiesta per ora inaccettabile per il governo italiano. 

Qui il servizio del TG di giovedì.

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Governo passa all’attacco

Il governo passa al contrattacco ma le armi rischiano di essere spuntate. “Il nostro strumento al momento è la pressione nel nostro sistema paese”, sottolinea Conte convocando, per giovedì pomeriggio i sindacati, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci. 

Riapertura o piano B?

Nell’esecutivo di Conte emerge anche un’altra considerazione: quanto conviene che l’azienda resti? Per questo, parallelamente, si stanno cercando “strade alternative”. Un piano B, insomma, che non includerebbe la partecipazione di CdpCollegamento esterno (controllata per circa l’83% dal Ministero dell’economia e delle finanze) ma che potrebbe concretizzarsi con una nuova cordata. È un’ipotesi che emerge a tarda notte e che non riguarderebbe necessariamente Jindal o AcciaItalia. 

Allo stesso tempo nel M5S filtra già una certa irritazione per la scelta di ArcelorMittal – che ha azzerato la concorrenza – e nei confronti di chi ha gestito il dossier, l’ex ministro Carlo Calenda. Sospetti che il titolare del Ministero dello sviluppo economico Stefano Patuanelli così sintetizza: “è evidente che ArcelorMittal voleva solo un’acquisizione”.

Il corrispondente della Radiotelevisione svizzera è andato a Taranto. Ecco il suo reportage.

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