‘Naufragio dei bambini’, due ufficiali a processo
In Italia, due ufficiali della Marina saranno processati per presunte responsabilità nel naufragio dell'11 ottobre 2013 nel Mediterraneo, che costò la vita 268 profughi siriani, di cui una sessantina bambini.
Il peschereccio di quello che è ricordato come “il naufragio dei bambini” affondò in acque di competenza maltese. La nave militare italiana Libra, però, si trovava a poche miglia di distanza. Sarebbe potuta intervenire. Non intervenne.
Le denunce dei superstiti, quattro anni fa, furono archiviate dalle procure. Ma un documentario d’inchiesta di Fabrizio Gatti, proiettato in questi giorni nelle scuole italiane, ha fatto riaprire le indagini.
“A meno di un’ora dal barcone”
I due ufficiali della Marina militare sono accusati di rifiuto d’atti d’ufficio e omicidio colposo.
L’avvocato di uno dei tre medici che hanno presentato denuncia –il dottor Wahid, che quell’11 ottobre perse le sue quattro figlie- sostiene che la Libra avrebbe raggiunto il barcone in meno di un’ora, abbastanza per evitare la sciagura.
Wahid, riferisce il legale Arturo Salerni, chiese ripetutamente soccorso da mezzogiorno e mezzo. L’avvistamento di un pilota maltese -che tentò di mettersi in contatto con la nave italiana sul canale delle emergenze- risale alle 16. Il peschereccio si rovesciò alle 17.07.
Per la difesa, invece, Malta aveva preso in carico il soccorso, sollevando dall’onere la Libra. “La comandante della nave”, dichiara Luca Ciaglia, avvocato difensore del responsabile della Centrale della Guardia Costiera, “ha detto e ritengo abbia dimostrato che non ha percepito in alcun momento la pericolosità della situazione”.
Appena prima di Mare Nostrum
L’operazione Mare Nostrum, che ha salvato 102 mila persone in un anno, fu lanciata una settimana dopo la tragedia.
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