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Trieste, il giorno dopo

La foto dei due poliziotti uccisi, a sinistra Pierluigi Rotta e a destra Matteo De Menego.
La foto dei due poliziotti uccisi, a sinistra Pierluigi Rotta e a destra Matteo De Menego. Keystone / Andrea Lasorte Handout

Il 29enne dominicano che ha sparato all'interno della questura di Trieste, ha sottratto le pistole ad entrambi i poliziotti che poi ha ucciso e non solo al primo agente che lo aveva accompagnato in bagno. Il giovane è incensurato e si è avvalso della facoltà di non rispondere ed è ora in stato di fermo.

Il 29enne dominicano è accusato di omicidio plurimo e tentato omicidio nei confronti del piantone della Questura.

Secondo quanto si è appreso, gli inquirenti ritengono che sussista il pericolo di fuga e di reiterazione di reato e per questo hanno chiesto la custodia cautelare in carcere, misura che il Giudice per le inchieste preliminari (Gip) ha convalidato.

Il fratello invece non è correo del 29enne, secondo quanto emerso al termine dell’interrogatorio avvenuto nel tardo pomeriggio di ieri. Entrambi i fratelli, è stato ribadito, sono regolarmente in Italia con due permessi di soggiorno rilasciati per motivi familiari, uno a tempo determinato, l’altro a tempo indeterminato.

L’agenzia di stampa italiana Ansa intanto trova conferma la notizia che il 29enne soffre di disturbi psichici, e non era seguito dai servizi specifici della città.

Giallo delle fondine

Nell’ambito delle indagini sono state sequestrate le fondine delle due vittime per verificarne l’integrità. 

“Nella vicenda dei due agenti uccisi ci sono stati problemi con le fondine. Al primo è stata sfilata la pistola perché aveva una fondina vecchia, in quanto quella in dotazione gli si era rotta. Al secondo agente ucciso, la fondina sarebbe stata strappata dalla cintura”. Lo riferisce il Sindacato Autonomo di Polizia (Sap), in merito all’omicidio di due poliziotti ieri nella Questura di Trieste.

“Al secondo agente – prosegue il Sap – l’arma sarebbe stata strappata quando ormai era già in terra inerte a causa delle ferite per i colpi esplosi con la prima pistola sottratta.

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Incensurati

Quello che è certo è che l’uomo – che come il fratello non aveva precedenti e non era segnalato come soggetto pericoloso – chiede di poter andare in bagno e ad un certo punto riesce a sottrarre la pistola all’agente che lo accompagna. Come abbia fatto sarà difficile ricostruirlo: alla scena non hanno assistito testimoni e la zona non è coperta da telecamere.

Dopo aver sparato al primo poliziotto, il 29enne si incammina verso l’uscita e trova sulla sua strada il secondo agente. L’uomo spara ancora e quando il poliziotto cade in terra gli prende la pistola, strappandogli la fondina. A quel punto si avvicina l’uscita e ha un terzo conflitto a fuoco, con l’agente al corpo di guardia, che lo ferisce. L’aggressore, dicono ancora le fonti, riesce comunque ad uscire dall’edificio e qui viene bloccato dagli uomini della squadra mobile.

Dalla ricostruzione che sta emergendo sembra inoltre che il fratello non abbia avuto alcun ruolo nella sparatoria e, anzi, per paura si sia rifugiato nei sotterranei appena si è cominciato a sparare.

Le scuse della mamma

“Mi dispiace tanto, non so come chiedere perdono a queste famiglie. Prego Dio che dia loro pace e che un giorno possano perdonare”. Lo ha detto la madre del giovane indagato.

“Mi dispiace per quello che ha fatto mio figlio – ha aggiunto commossa – cosa si può dire ad un padre che perde un figlio o a un figlio che perde il padre? Non c’è nulla che si possa dire per confortare un dolore così”.

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