Il caporalato combattuto con bus gratuiti
Il bracciante non rischia di sbagliare. Un cartello in bella evidenza sul cruscotto dei bus navetta riporta la sigla SAC, servizio anti caporalato. Le migliaia di braccianti che popolano le campagne dell’Agro Pontino hanno finalmente a disposizione sei linee gratuite in pianta stabile, su itinerari mirati, con tanto di App per accedere al servizio con lo smartphone. Una presa di posizione forte e chiara delle istituzioni contro il caporalato.
La Regione Lazio, con il sostegno di molti comuni, tenta di sottrarre ai caporali occasioni per reclutare e trasportare braccianti sul luogo di lavoro, le due attività su cui fa leva il potere del caporalato. Il servizio gratuito di trasporto SAC è infatti associato al reclutamento. Il lavoratore, in regola con i documenti se straniero, registrandosi sulla App ‘Fair labour’ per avere accesso i bus gratuiti, viene automaticamente inserito in una lista di forza lavoro consultabile dalle aziende agricole in cerca di personale. Nella fase di registrazione è prevista la possibilità di includere le competenze professionali per favorire l’incontro tra domanda e offerta. Parte del servizio è gestita dai centri per l’impiego utili anche per le informazioni e l’orientamento.
Un progetto che tenta di contrastare un fenomeno esteso, il caporalato, con un giro d’affari annuo di 5 miliardi di euro. Che produce poco meno di 500 mila lavoratori irregolari di cui beneficiano in modo illecito, senza offrire appropriati contratti di lavoro, circa 30mila aziende.
Qualche bracciante inizia a informarsi del servizio
Di fronte all’ingresso della stazione ferroviaria di Sezze scalo (provincia di Latina), stazionano i bus navetta del servizio anti caporalato. Arrivano e partono ancora quasi vuoti. Nonostante la campagna informativa, la maggior parte dei braccianti non si è ancora avvicinata al servizio. Dall’altro lato del piazzale, al centro per l’impiego, sono ancora pochi gli stranieri che si sono affacciati per chiedere informazioni.
Nella pianura circostante ad alta densità di aziende agricole, tra i campi e le colture in serra che si estendono a perdita d’occhio, gruppetti di biciclette dividono con le auto le strette e pericolose strade provinciali ad alto scorrimento. Sono i braccianti indiani della comunità Sikh che conta circa 12 mila persone provenienti dalla regione, anch’essa agricola, del Punjab. La comunità Sikh si è stabilita nell’Agro pontino da circa tre decenni e da allora lotta costantemente per resistere allo sfruttamento e per ottenere diritti sociali e sul lavoro. Attraverso battaglie legali, vertenze sindacali e scioperi. Molti di loro hanno perso la vita sulla strada, travolti in bicicletta, il loro principale mezzo di spostamento per gli itinerari raggiungibili, fino a 20 chilometri. Per tragitti più lunghi, almeno finché non entreranno a regime i bus gratuiti, l’unico mezzo di trasporto resta il furgone del caporale.
L’analisi dell’esperto sul caporalato nell’Agro Pontino
Marco Omizzolo, originario di Sezze, la cittadina dei bus contro il caporalato, è un sociologo ricercatore, consulente scientifico dell’associazione ‘In Migrazione’ impegnata nell’accoglienza e sostegno degli stranieri. Oltre ad essere un ricercatore esperto del fenomeno del caporalato, partecipa attivamente per contrastarlo. Si è finto bracciante infiltrandosi al servizio del caporale.
Per il costante lavoro di denuncia dello sfruttamento dei braccianti ha ricevuto numerose minacce, sfociate anche in aggressioni, da mafiosi e criminali, molto diffusi nell’Agro Pontino. Attualmente, per ragioni di sicurezza, vive in esilio. Il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella lo ha nominato Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica italiana.
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