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Museo del fascismo a Predappio? Lo vuole il sindaco PD

Per l'anniversario della marcia su Roma nostalgici in fez e camicia nera si riuniscono davanti alla tomba del Duce. Ma per le autorità locali si deve passare dal folclore a una ricostruzione critica del Ventennio

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Ogni anno, in questi giorni, centinaia di nostalgici raggiungono Predappio, la cittadina romagnola che ha dato i natali a Benito Mussolini. Si ritrovano per celebrare la Marcia su Roma, che segnò l’inizio del ventennio di dittatura fascista.

Le famigliole si fermano all’ingresso del paese a comprare qualche souvenir: cover per smartphone con la foto del Duce, bavaglini per neonati con lo slogan “boia chi molla”, bottiglie di quel sangiovese della zona che il Duce non beveva, perché astemio.

Si riuniscono davanti alla chiesa di Sant’Antonio da Padova. Il fascio littorio sventola sulle bandiere portate da uomini che indossano rigorosamente la camicia nera, il fez o la feluca. I bambini vestiti da piccolo balilla per mano alle mamme, ancora più convinte dei loro consorti.

Il saluto romano, che Mussolini preferì alla stretta di mano per questioni igieniche, viene ripetuto all’infinito, in barba alla legge italiana che dal 1952 considera reato l’apologia al fascismo.

Tutti insieme, canticchiano “Faccetta nera” salendo verso il Cimitero di San Cassiano dove c’è la cripta della famiglia Mussolini. Tra un Rosario in latino in onore di tutti i camerati e le critiche al governo Renzi, si inneggia a quel nazionalismo e a quel patriottismo ormai dimenticati. Le croci celtiche si sprecano sugli anelli dei più anziani e nei tatuaggi dei ragazzi.

“Ah, quando c’era lui…ha fatto tante cose buone”, ripetono come un mantra, dimentichi delle tragedie che si è lasciato alle spalle quel periodo buio della storia nazionale.

Tra qualche giorno a Predappio comincerà una piccolo rivoluzione culturale, però. Al comune, guidato dal sindaco targato Partito Democratico Giorgio Frassineti, verranno consegnate le chiavi della Casa del Fascio. Abbandonata da decenni, la struttura di 2.400 metri quadrati, rivestiti in gran parte di marmo e con una torre alta 40 metri, diventerà un centro culturale. I lavori cominceranno nel 2017, se si troveranno i cinque milioni e mezzo di franchi necessari. E questo luogo simbolico, progettato dall’architetto Arnaldo Fuzzi e costruito tra il 1934 e il 1937, potrebbe riaprire nel 2019.

Un’iniziativa che ha scatenato polemiche: da un lato chi considera l’idea di un museo sul fascismo un modo per non dimenticare il ventennio, la Seconda Guerra Mondiale e la Resistenza e un luogo di alto valore educativo. Dall’altro c’è chi accusa il sindaco e la giunta di voler celebrare il fascismo.

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