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Malagrotta bomba ecologica, troppo tardi per rimediare?

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di Enrico Marra

La discarica di Malagrotta, nelle immediate vicinanze del Grande Raccordo Anulare, strada che racchiude il territorio della città di Roma, è una bomba a orologeria: nelle giornate di pioggia intensa la discarica trasborda percolato e fanghi altamente inquinanti.

Il Consiglio di Stato ha imposto una perizia d’ufficio, commissionata al Politecnico di Torino, dalla quale sono emersi dati allarmanti. La discarica risulta essere insicura, chiusa senza averne bonificato il contenuto, ricoperta in modo inadeguato e insufficiente a garantire la sicurezza del sito. Per riparare al danno ambientale occorrerebbe bonificare, pompare via il percolato e coprire la discarica con un apposito tetto a tenuta stagna. L’intervento, dal costo di 80 milioni, durerebbe due anni.

La discarica si estende per 240 ettari, si trova nella tenuta di Malagrotta da cui prende il nome, che è contenuta a sua volta nella “Riserva naturale Litorale romano”. L’impianto ha ricevuto tra le 4 e le 5 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati al giorno, inclusi i rifiuti speciali provenienti dagli aeroporti di Ciampino e Fiumicino.

Da oltre quarant’anni è oggetto di contenziosi tra le amministrazioni, i comitati cittadini e il proprietario del sito, un privato, l’imprenditore Manlio Cerroni. Negli anni si sono succedute multe, condanne penali e arresti. Processi interminabili che sono tuttora in corso.

Malagrotta è fuori norma dal 2007, e nel 2014 la Corte di Giustizia europea ha condannato l’Italia per il trattamento inadeguato dei rifiuti nella discarica, con una sanzione che si è limitata a un danno d’immagine per lo Stato italiano, ma in caso di recidiva le multe diverrebbero pesantissime, dell’ordine di milioni di euro con cadenza giornaliera, per tutto il periodo in cui il sito risultasse fuori norma.

I comitati cittadini e le associazioni ambientaliste si battono da sempre per denunciare i rischi sanitari e ambientali derivanti dalla discarica. Grazie al loro impegno la Commissione per le petizioni del Parlamento Europeo ha avviato le procedure che hanno portato alla chiusura, seppur in ritardo, del sito. Oggi, i cittadini si battono per ottenere la bonifica.


Il reportage
PLACEHOLDERIl professore Sergio Apollonio ha vissuto tutte le battaglie, instancabilmente in prima linea. Ha subito, insieme ad altri membri dei comitati cittadini di Malagrotta, un processo per diffamazione da parte della proprietà della discarica, processo vinto dai cittadini in primo grado di giudizio, ma che continua in appello.

L’anziano professore dubita che le bonifiche saranno fatte a breve e lancia un nuovo allarme, ovvero il rischio della riapertura dell’inceneritore situato all’interno della discarica.

Il Governo Renzi, mediante il decreto ‘sblocca Italia’, intende rilanciare l’incenerimento su scala nazionale. Il provvedimento rischia di riattivare l’inceneritore della discarica di Malagrotta.

I comitati e gli assessori delle aree limitrofe alla discarica minacciano barricate. Il territorio è già gravemente compromesso dall’inquinamento. Finalmente la discarica di Malagrotta è chiusa, dicono i cittadini, questo territorio ha già subito abbastanza.

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