Italia, polemica per la chiusura di una scuola per Ramadan
Una scuola in provincia di Milano ha chiuso in occasione della fine del Ramadan. Una decisione che ha sollevato numerose polemiche.
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tvsvizzera.it/mrj con RSI
Mercoledì ha segnato la fine del Ramadan e per questa occasione una scuola di Pioltello, in provincia di Milano, ha chiuso i battenti. Si tratta di una prima in Italia e la decisione ha sollevato un fiume di polemiche. Tra i contrari, in primis, la Lega. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara (leghista) ha promesso nuove norme per vietare la chiusura degli istituti scolastici in occasione di festività non riconosciute dallo Stato. “Una scuola – ha affermato – non può introdurre una nuova festività”.
Nella giornata di mercoledì, davanti all’istituto la stessa Lega ha organizzato una manifestazione alla quale hanno partecipato anche numerosi genitori indignati. L’istituto ha motivato la scelta di chiudere con il fatto che ci sarebbero state troppe assenze: il 43% delle allieve e allievi è infatti di origine straniera e confessione musulmana.
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Con questa chiusura, tanti genitori sono in difficoltà perché hanno dovuto prendere un giorno libero, ha spiegato ai microfoni della Radiotelevisione della Svizzera italiana il deputato e segretario nazionale di Lega Giovani Luca Toccalini “e vengono messi in crisi da una minoranza che è la stessa che ci vuole impedire di fare [sic.] i canti di Natale o di ricordare il Gesù bambino quando ci sono le nostre festività”. Non si tratta, secondo Toccalini, di un sintomo della realtà e di un gesto che va a favore dell’integrazione, come invece sostenuto da più parti.
Anche perché, spiega la responsabile nazionale della Scuola Irene Manzi (Partito Democratico), la scuola non è stata chiusa per motivi religiosi, ma didattici, “in applicazione dell’autonomia di cui le scuole godono. [Una decisione che] ci fa vedere che l’Italia è profondamente cambiata in questi anni e quindi dovrebbero anche essere attuate delle politiche che vogliono costruire una scuola aperta all’integrazione”.
La politica, intanto si divide su come gestire questi cambiamenti. Da una parte la Lega propone d’introdurre un tetto massimo del 30% di alunni e alunne di origine straniera nelle classi. Dall’altra, invece, c’è chi chiede vengano potenziati i corsi per l’integrazione di queste e questi giovani.
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