In Italia i figli porteranno i cognomi dei due genitori
In Italia i figli prenderanno automaticamente i cognomi di entrambi i genitori, a meno che gli stessi genitori decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due. Dopo decenni di battaglie delle donne, ci ha dunque pensato la Corte costituzionale con una sentenza a cambiare le regole.
La sentenza batte sul tempo il Parlamento che proprio in questi giorni, in Commissione Giustizia al Senato, sta compiendo un ciclo di audizioni sui tanti disegni di legge sul doppio cognome presentati sin dall’inizio della legislatura da quasi tutti i partiti.
La nuova disciplina si occuperà anche dei meccanismi per evitare un accumulo di cognomi nelle generazioni a venire nel caso si decida di conservare i cognomi di tutti e due i genitori. La svolta è arrivata con la sentenza con cui la Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di tutte le norme che prevedono l’automatica attribuzione del cognome del padre, con riferimento ai figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai figli adottivi.
E la ragione è che la regola del patronimico non solo è “discriminatoria” nei confronti delle donne, ma “lesiva dell’identità del figlio”. “Nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale”, sostiene la Corte, secondo quanto anticipato dall’Ufficio stampa in attesa del deposito della sentenza.
Assegnazione automatica
Cancellando quell’automatismo, la nuova regola diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine da loro concordato, a meno che decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due. In mancanza di un’identità di vedute sull’ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori, sarà il giudice a dirimere la controversia.
La decisione era attesa dopo che la Corte a gennaio con un’ordinanza aveva deciso di sollevare davanti a sè stessa la questione della legittimità costituzionale della automatica acquisizione da parte dei figli del cognome del padre. E di andare così alla radice del problema, rispetto alle richieste più limitate che le avevano rivolto il tribunale di Bolzano e la Corte d’appello di Potenza. In quella occasione, richiamandosi a sue precedenti pronunce, aveva definito l’attuale sistema di
attribuzione del cognome paterno ai figli, sancito dall’articolo 262 del Codice civile, “retaggio di una concezione patriarcale della famiglia”, e di “una tramontata potestà maritale, non più coerente con i principi dell’ordinamento e con il valore costituzionale dell’uguaglianza tra uomo e donna”.
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