Svolta europeista della Lega
Il probabile ingresso della Lega nel futuro governo italiano apre scenari impensabili solo poche settimane fa.
l Carroccio, che si è distinto in passato per le sue battaglie contro l’euro e i tecnocrati di Bruxelles, si appresta a una svolta europeista, pari solo a quella che, con l’avvento di Matteo Salvini, ha portato all’archiviazione delle istanze territoriali padane in favore di una linea nazionale.
E la mossa di Via Bellerio ha creato non poche fibrillazioni nel mondo politico e ha indubbiamente complicato le trattative condotte dal presidente incaricato Mario Draghi che dovrebbero concludersi entro la fine di questa settimana.
Lega nell’alleanza Von der Leyen
Lo scenario più accreditato negli scorsi giorni era quello di un allargamento dell’ex maggioranza giallo-rossa a Forza Italia e agli altri gruppi di centro, quella che i commentatori chiamavano “coalizione Von Der Leyen”, che all’Europarlamento aveva votato nel luglio 2019 l’attuale presidente della Commissione Ue. Ma con il coinvolgimento della Lega il quadro si complica, sia nella definizione del programma di governo, sia nella scelta dei ministri.
Mario Draghi è stato presidente della Banca centrale europea e in quel ruolo ha avallato le politiche monetarie ed economiche accusate dal Carroccio di essere all’origine dei mali italiani. E la sua designazione da parte di Sergio Mattarella è stata salutata con grande favore dai vertici europei e dai mercati. Sull’appartenenza allo schieramento filoeuropeista non potranno quindi esserci tentennamenti da parte del nuovo gabinetto.
Ma su questo aspetto Matteo Salvini ha fatto sapere che non è in discussione l’euro e l’adesione italiana all’Ue. È inoltre disposto a condividere anche le politiche migratorie dettate da Bruxelles che aveva condannato ferocemente quando nel 2019 era stato ministro degli Interni. Una svolta che sta suscitando dibattito anche tra i militanti del suo movimento.
Fibrillazioni nel Pd e nel M5S
Un certo nervosismo trapela anche sul fronte opposto: M5S e Partito democratico, che evidentemente non si attendevano l’annunciata svolta su Europa e migrazione della Lega, stanno valutando la nuova situazione mentre LeU si sta spaccando. La base pentastellata si esprimerà sulla piattaforma Rousseau il 10 e l’11 febbraio.
Una schiarita si avrà però già martedì quando Mario Draghi incontrerà di nuovo le delegazioni dem, grillina e leghista, prima di salire, il giorno dopo, al Quirinale per conferire con il Capo dello Stato. Una volta scritta la lista dei ministri il nuovo governo potrebbe giurare venerdì prossimo. L’analisi dei giornalisti Marcello Sorgi (La Stampa) e Giovanni Floris (La7) nel servizio del TG.
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