La cassaforte elvetica dello Zar di Siena
Il tesoro del magnate kazako Igor Bidilo, che controlla i locali di Piazza del Campo, è custodito a Ginevra. L’Italia indaga, la Svizzera fornisce la documentazione bancaria.
A Siena lo chiamano lo Zar. Igor Bidilo, miliardario nato in Kazakistan, ma che ha fatto fortuna con il petrolio russo, è considerato il nuovo padrone della città toscana. Da qualche anno, i commerci attorno a Piazza del Campo, principale attrazione turistica di Siena, sono a poco a poco finiti nelle mani di questo misterioso investitore: bar, gelaterie e ristoranti che si affacciano sulla piazza sede del famoso palio e in altre zone del centro storico, sono infatti controllati dall’investitore venuto dall’est. A capo di questo impero vi è la società Sielna Spa, di cui possiede l’80%.
L’uomo si dice un grande ammiratore delle città d’arte italiane e ha assicurato, in un’intervista a La NazioneCollegamento esterno, di aver sempre fatto “affari alla luce del sole”, senza “scatole cinesi o paradisi fiscali”. I fatti, però, sembrano smentire questa affermazione: due decisioni di tribunale in Svizzera, prima, e i FinCen Files in seguito, mettono in evidenza il sottobosco offshore nel quale Igor Bidilo sembra avere nascosto la propria ricchezza. Un sottobosco che profuma di riciclaggio e che collega la bella Siena non solo con varie società dalle esotiche sedi, ma anche con gli immancabili conti elvetici.
Tutto parte proprio da Siena dove, in grande discrezione, dal 2018 la procura sta indagando sui fondi dell’uomo d’affari kazako. Denaro che sarebbe custodito nella Confederazione, dove, presso almeno cinque banche, il magnate e le sue società hanno aperto alcuni conti. Come rilevato dalla newsletter specializzata Gotham CityCollegamento esterno, su richiesta della Procura di Siena, la Procura del Canton Ginevra ha concesso l’assistenza giudiziaria e ha fornito la documentazione bancaria in questione. Igor Bidilo e nove sue società – basate tra le Isole Vergini Britanniche, Cipro e l’Estonia – si sono opposti all’invio della documentazione in Italia. Opposizione che è stata però prima respinta dal Tribunale penale federale (TPF) e poi dal Tribunale federale (TF).
Flussi milionari in arrivo dalla Svizzera
In Italia, tutto è partito da una dichiarazione dei redditi. Nella rogatoria indirizzata alle autorità elvetiche, i magistrati di Siena spiegano che sospettano che due persone abbiano frodato il fisco per 11,5 milioni di euro tra il 2015 e il 2017, spacciando per prestiti ai soci quelli che in realtà sarebbero stati doni versati alla loro società italiana. È qui che entra in gioco Igor Bidilo: almeno 10 milioni di questi doni verrebbero infatti dalla Sotko Trading Ltd di Cipro, una delle società offshore che hanno fatto ricorso ai tribunali svizzeri e di cui “lo Zar” è il beneficiario effettivo.
Nel cercare di risalire la corrente del denaro, i procuratori toscani si sono confrontati con la nebulosa di società esotiche del magnate kazako. Una nebulosa che diventa tangibile e si solidifica sotto forma di denaro soprattutto in Svizzera. La sentenza del TPFCollegamento esterno specifica, ad esempio, che il giorno in cui la Sotko Trading Ltd ha versato 10 milioni di euro alla società italiana, lo stesso importo era arrivato sul conto di questa società da un’altra offshore controllata da Igor Bidilio, la Portland Consult Services Ltd, basata alle Isole Vergini. Per la Procura di Siena, almeno da quanto si legge nella sentenza svizzera, è quindi indubbio che “i documenti contabili e i contratti che giustificano questi movimenti bancari erano […] falsificati e in sostanza erano stati redatti al fine di evadere l’imposta su detti importi, in particolare violando la tracciabilità dei fondi”.
Galassia offshore
L’indagine di Siena coinvolge i due rappresentanti legali della società italiana e almeno alcune delle società di Igor Bidilo. L’uomo d’affari kazako è bersaglio diretto della commissione rogatoria. Dalle sentenze non è chiaro, però, se lo Zar sia oggetto diretto delle indagini. La sentenza del TF indica che “la necessità di procedere tramite falsi contratti per giustificare i trasferimenti controversi […] suggerisce che un reato possa essere stato commesso a monte” e che, di conseguenza, “qualsiasi origine illecita dei fondi non può […] essere esclusa fin dall’inizio”.
Quello che è certo è che la richiesta italiana ha smosso le acque e permesso di fare più chiarezza sui flussi finanziari del magnate. In effetti, oltre all’invio dei documenti richiesti, le banche hanno segnalato la presenza di altre cinque società offshore di proprietà del kazako. In totale, la procura di Ginevra ha inviato all’Italia documenti bancari per più di venti conti, provenienti da cinque banche e riguardanti Igor Bidilo e sette sue società offshore. Per i procuratori ginevrini non c’è dubbio: “I fatti trasposti nel diritto svizzero equivalgono a frode fiscale, falsificazione di titoli e riciclaggio di denaro”. Tuttavia, a differenza di quanto riportato da alcuni media in Italia, la sentenza sembrerebbe indicare che in Svizzera non è stato aperto nessun incarto penale.
La ricchezza del petrolio
Bar, ristoranti, gelaterie, negozi di scarpe e negozi di fotografia: in pochi anni Igor Bidilo ha acquistato più di dieci degli immobili a Siena e altri locali a Milano e Roma oltre ad una tenuta agricola in Toscana. Da dove arriva il denaro alla base di questi investimenti? La StampaCollegamento esterno, il primo giornale ad avere parlato della vicenda, ha già spiegato come l’uomo ha fatto a fortuna nel petrolio nei Paesi dell’est, in Estonia e in Russia. Nel 2011, la sua società Baltic International Trading ha esportato prodotti petroliferi per 1,34 miliardi di dollari, il 98% dei quali è stato venduto alle Isole Vergini britanniche.
In Russia, la sua Somitekno ha firmato contratti miliardari con Bashneft, la società stata della Baschiria, una delle repubbliche della Federazione russa. Come indicano proprio le sentenze svizzere, queste aziende generano flussi finanziari impressionanti: la Somitekno Ltd di Mosca, si legge, ha realizzato utili per 140 milioni di dollari nel 2016. Di questi, 107 milioni di dividendi tra il 2015 e il 2017 sono andati alla già citata Portland Consult Services Ltd.
FinCen Files e la banca ginevrina
Di recente, Igor Bidilo e la sua Somitekno sono finite sui giornali a seguito delle rivelazioni contenute nei FinCen Files, nome dell’inchiesta giornalistica internazionale basata sui documenti dei del Fincen, l’agenzia anti-riciclaggio statunitense. In questi files compaiono infatti altri bonifici milionari tra la Somitekno e due offshore ancora sconosciute ai magistrati. Bonifichi che le stesse banche dichiarano sospetti.
Nel novembre 2016, 47 transazioni per un totale di oltre 275 milioni di dollari sono transitate attraverso la sua società offshore Somitekno Ltd, di cui 9 attraverso il suo conto presso la banca ING a Ginevra. I bonifici sono stati considerati sospetti perché, rivela il quotidiano belga Le Soir, “molti pagamenti sono stati inviati consecutivamente attraverso diverse banche e giurisdizioni”, spesso con “grandi importi arrotondati”. Sempre secondo Le SoirCollegamento esterno proprio la branch ginevrina della banca ING, oltre ad avere aperto i conti di due offshore di Igor Bidilo, ha gestito diverse altre relazioni sospette legate ad altri uomini d’affari originari dell’Est Europa e sospettati di riciclaggio.
In una nota diffusa in Italia dopo che l’EspressoCollegamento esterno ha rilevato il nome di Igor Bidilo nei FinCen Files e citato anche la rogatoria in Svizzera, la Sielna Spa afferma che le notizie pubblicate “sono prive di fondamento”.
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