Anche l’anima va curata
L'esperienza di una parrocchia a Roma, dove le funzioni religiose sono state adattate alle norme preventive contro la diffusione del coronavirus.
“Le misure drastiche non sempre sono buone… anche l’anima va curata” ha detto il Papa chiedendo di riaprire le chiese che il Vicariato aveva chiuso dopo i decreti del governo.
Le parrocchie sono dunque aperte e il Pontefice affida alle capacità di discernimento dei parroci la gestione dei rischi mentre le disposizioni delle autorità si fanno sempre più stringenti con il passare dei giorni e con la crescita costante delle persone contagiate dal virus.
La Chiesa di Gesù buon pastore al quartiere romano della Montagnola celebra la messa a porte chiuse con l’uscio semi aperto così che da fuori si riesca a sentire. La liturgia è annunciata dalle campane che alle 19 durano più a lungo del solito.
Per il resto del tempo le porte della Chiesa sono aperte ma i fedeli che entrano sono molto pochi.
“La vita parrocchiale è assente – ci dice Victor Hugo Compean Marquez, parroco della chiesa. Nell’arco della mattinata passano tre o quattro persone e hanno la busta della spesa, segno che dopo aver preso quanto necessario si allungano per dire qualche preghiera. Non abbiamo altri contatti, non amo il video, non filmo la messa”.
La chiesa è sotto pressione. ” Recito l’Angelus fuori con il cancello chiuso e benedico il quartiere. Finché me lo lasciano fare, le forze di polizia arrivano tutti i giorni a controllare perché sanno che a mezzodì le persone vengono a pregare”
Monsignor Victor Hugo Compean Marquez cerca comunque di mantenere i contatti coi fedeli: “Tutti i giorni li chiamo al telefono, con più attenzione per i malati e gli anziani soli. Chiamo tutti i numeri di cui dispongo”.
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