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Ecco le probabili cause del naufragio sul Lago Maggiore

Foto d archivio: un forte vento sul Lago Maggiore.
Nella foto d'archivio, un forte vento da nord su un porto sul Lago Maggiore. © Keystone / Ti-press

La traiettoria insolita della tempesta proveniente da Nord Est, quando di solito si muove nella direzione opposta e raffiche discendenti che possono superare i 100 km/h sarebbero all’origine del naufragio sul Lago Maggiore che è costato la vita a 4 persone.

Un ritrovo tra amici si è trasformato in tragedia domenica sera sul Lago Maggiore, tra Sesto Calende e Lisanza: nel naufragio di una barca turistica, una House boat, hanno perso la vita due agenti dell’intelligence italiana, un ex appartenente alle forze di sicurezza israeliane e la compagna dell’armatore, di origini russe.

L’imbarcazione sulla quale viaggiavano, secondo le ricostruzioni degli investigatori, a causa di un’improvvisa scarica di pioggia e vento, si è prima capovolta e poi è affondata, scaraventando in acqua la maggior parte dei ventiquattro passeggeri, venti dei quali sono riusciti a salvarsi.

La “Goduria”, così si chiamava la barca, era stata varata a metà anni ’80, un sedici metri che da scheda tecnica pubblicata sul sito di prenotazione, poteva ospitare al massimo 15 persone mentre sull’imbarcazione di persone ce n’erano come detto 24.

Intorno alle 19.00 il maltempo ha sorpreso diverse imbarcazioni, tra cui la stessa Goduria, con vento forte e pioggia battente, concentrati in pochissimi minuti. Travolta forse da una “bomba d’acqua” la barca si è capovolta nei pressi di Lisanza, frazione di Sesto Calende, trascinando gli occupanti nelle fredde acque del lago.

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Secondo MeteoSvizzera la traiettoria della tempesta era abbasta insolita, provenendo da Nord Est, quando di solito si muove nella direzione opposta. Non è stata probabilmente una tromba d’aria, ma un fenomeno detto “downburst”, ossia raffiche discendenti che possono superare i 100 km/h a essere la causa del rovesciamento dell’imbarcazione.

“La particolarità è anche che la cellula temporalesca – spiega il meteorologo Luca Nisi alla RSI –, diciamo il ‘nocciolo’ o la parte più attiva, non è mai transitata sulla zona dove c’è stato il grave incidente. E quando siamo ai margini del temporale sappiamo bene che il problema non sono le forti precipitazioni o la grandine, ma appunto le forti raffiche di vento ed eventualmente i fulmini”.

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