In Italia non si placano le polemiche su un caso di spionaggio di politici, imprenditori e personaggi dello spettacolo.
Da Matteo Salvini a Fedez, passando per Cristiano Ronaldo. È l’ultimo scandalo che sta infiammando la società e la politica italiana: il cosiddetto “dossieraggio”, ovvero la schedatura da parte di alcuni funzionari di centinaia di personaggi pubblici.
La vicenda ha inizio nell’ottobre del 2023: il quotidiano Domani accusa il neo ministro alla Difesa Guido Crosetto di conflitto d’interessi, vengono pubblicate informazioni finanziarie molto dettagliate. Crosetto sporge allora denuncia e la Procura di Perugia apre un’inchiesta, i cui primi risultati sono emersi negli scorsi giorni. Secondo le informazioni raccolte, un tenente della Guardia di Finanza ha cercato, senza esservi autorizzato, notizie riservate nella banca dati della direzione nazionale antimafia. L’elenco delle persone spiate è lunghissimo: almeno 800 nomi tra il 2019 e il 2023. Tra questi Matteo Renzi e Matteo Salvini, ministri e sottosegretari, imprenditori, ma anche personalità del mondo sportivo (Cristiano Ronaldo) e dello spettacolo (Fedez). Sono 14 le persone indagate, oltre al finanziere, un magistrato e tre giornalisti.
Si cercano i mandanti
Ora in Italia la politica chiede spiegazioni. “Vogliamo sapere chi sono i mandanti perché questi sono metodi da regime”, ha detto nel corso di un discorso la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
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“È giusto che si faccia chiarezza. Non mi sembra che sia una questione di esclusiva, dove le vittime sono del centro-destra, come hanno detto esponenti di Fratelli d’Italia”, ha dal canto suo dichiarato il presidente del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte. La segretaria del PD, Elly Schlein, parla di “schedatura illegittima di centinaia di persone”.
Ci sono, però, ancora tanti punti da chiarire. Bisogna scoprire per cosa sono stati utilizzati i dati rubati e se questi sono stati passati solo a giornalisti. Ma soprattutto risalire all’identità delle persone che hanno usato il finanziere per avere accesso alle informazioni da lui raccolte. Per ora l’accusa è di accesso abusivo e illecita divulgazione di dati informatici. Mercoledì – in audizione in Parlamento – il procuratore nazionale antimafia, ha riferito sul caso: “Difficile sia l’opera di un singolo” ha dichiarato Giovanni Melillo.
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