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Diritti coppia gay, Italia condannata a Strasburgo

Al partner straniero era stato rifiutato un permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare Archivio keystone

Dovrà risarcire i danni morali per aver negato il ricongiungimento familiare a un neozelandese che voleva vivere col compagno

Questo contenuto è stato pubblicato il 30 giugno 2016 - 12:04

La Corte europea dei diritti umani ha condannato l'Italia a risarcire i "danni morali" provocati col rifiuto di rilasciare il permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare a un cittadino neozelandese che voleva vivere col suo compagno italiano.

Per i giudici di Strasburgo, l'Italia ha violato il diritto della coppia a non essere discriminata. La sentenza, che prevede un risarcimento di 20.000 euro, sarà definitiva fra tre mesi se le parti non ricorreranno in appello.

A ricorrere alla Corte dei diritti umani erano stati, nel 2009, due uomini che stanno insieme dal 1999. Dopo aver vissuto in Nuova Zelanda con lo statuto di coppia non sposata, nel dicembre 2003 avevano deciso di trasferirsi in Italia a causa dello stato di salute dell'italiano, ma al compagno venne rifiutato un permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare.

I giudici di Strasburgo, per sei voti contro uno, hanno stabilito che i due sono stati vittime di una discriminazione ingiustificata. Nella sentenza della Corte si legge, tra l'altro, che la loro situazione "non poteva essere equiparata a quella di una coppia non sposata eterosessuale" poiché a una coppia gay non era possibile sposarsi né ottenere, in quegli anni in Italia, "qualsiasi altro riconoscimento formale della loro unione".

Con "l'interpretazione restrittiva della nozione di membro di famiglia" lo Stato ha violato il loro diritto "a non essere discriminati sulla base dell'orientamento sessuale nel godimento del loro diritto al rispetto della vita familiare".

ANSA/red

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