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Fmi, invariate le stime per l'Italia

Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha rivisto al ribasso le stime di crescita dell'economia mondiale. Le previsioni per l'Italia restano invariate ma sono meno ottimistiche rispetto a quanto stimato da Roma. 

Questo contenuto è stato pubblicato il 09 ottobre 2018 minuti
tvsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG del 09.10.2018)
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Il Pil mondiale, secondo il Fondo monetario internazionale, salirà del 3,7% sia nel 2018 sia nel 2019, e non del 3,9% come indicavano le previsioni precedenti.

Lo spread, a un livello mai raggiunto dal 2013 a oggi, preoccupa Il Fondo monetario internazionale. Keystone

''La ripresa è meno bilanciata. I rischi al ribasso sono aumentati negli ultimi sei mesi'' afferma il Fondo nel rapporto periodico World Economic Outlook, sottolineando che questo "riflette gli effetti negativi delle misure commerciali annunciate e prospettive più deboli per alcune economie emergenti e in via di sviluppo. Si tratta della prima revisione al ribasso della crescita mondiale negli ultimi due anni.

Per l'Europa il Fondo prevede per quest'anno un Pil in aumento del 2,0%, ovvero 0,2 punti percentuali in meno rispetto alle stime di luglio (-0,4 punti su aprile). Nel 2019 il Pil dell'area euro è stimato a +1,9%, invariato su luglio, ma in calo dello 0,1% su aprile. Per gli Stati Uniti la crescita è stimata al 2,9% nel 2018, invariata rispetto a luglio e aprile. Per il 2019 il Pil è atteso al +2,5%, -0,2 punti percentuali su luglio e aprile.

Roma troppo ottimista?

Per quello che riguarda l'Italia, il Fmi ha mantenuto invariate le sue previsioni, con una crescita di 1,2% nel 2018 e di 1% nel 2019, anno nel quale Roma prevede invece una crescita dell'1,5% (seguito da 1,6% nel 2020 e 1,4% nel 2021).

Il Fmi, tuttavia, ha messo in guardia il paese, e ha chiesto di mantenere invariate le riforme sul lavoro e le pensioni fatte dai governi precedenti. "Una marcia indietro nuocerebbe alla sostenibilità del debito e provocherebbe una crescita dello spread". 

Spread che martedì ha raggiunto quota 315 punti, il livello più alto dall'aprile del 2013. Ma il ministro dell'economia Giovanni Tria non si è detto preoccupato. L'aumento "non è giustificato rispetto ai fondamentali della nostra economia", ha dichiarato, aggiungendo che una volta che il programma politico-economico sarà approvato dal Parlamento "l'incertezza di questi ultimi mesi sparirà".

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