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Bologna social street, Facebook per conoscere il vicino di casa

I social favoriscono la solitudine e l'alienazione? A Bologna sembrerebbe tutto il contrario

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di Eva Pedrelli

ha collaborato Annalisa Dall’oca”

“La cosa più importante è che di quello che è nato in via Fondazza non si perda lo spirito e che non finisca nelle mani della politica. Deve mantenere la sua indipendenza, e la semplicità del motivo per cui è nata”, spiega Federico Bastiani, fondatore di Social Street.

Da una sua idea, due anni fa una strada è diventata una comunità di persone in carne ed ossa grazie a Facebook. Bastiani abitava in via Fondazza a Bologna da tre anni ma non conosceva nessuno dei suoi vicini. Il suo bimbo giocava sempre da solo, in salotto, sul tappeto. Ma, quando in casa le finestre erano aperte, Federico sentiva che di bambini, negli appartamenti accanto, ce n’erano altri.

Tuttavia, suonare il campanello e fare amicizia non fa più parte della nostra mentalità. “Pensai che un gruppo Facebook mi avrebbe aiutato a socializzare”, racconta Bastiani che, da quel giorno del 2013, non solo ha trovato amici per suo figlio, ma ha conosciuto mezzo mondo. In poche settimane, infatti, a quel gruppo “Residenti in via Fondazza”, si iscrissero più di 100 persone. E cominciarono ad incontrarsi, a scambiare idee, cose e ad aiutarsi a vicenda, venendosi incontro nelle necessità quotidiane. Chi prestava la bicicletta in cambio di una lezione di inglese, chi suonava il violino ad una nonna sola e chi cedeva il cibo che aveva in freezer prima di partire per le vacanze. L’hanno chiamata Social Street e il nome ha conquistato giornali, radio, tv e riviste anche oltre i confini italiani. Di comunità come quella inventata da Bastiani ne sono nate più di 400: dall’Australia al Brasile, in Bahrein e in Cile. E al suo secondo compleanno, di via Fondazza Social Street si continua a parlare. Oggi, l’esperimento è studiato dai sociologi di alcune prestigiose università e tema di decine di tesi.

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