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La foresta che rinasce da un’idea

La rimozione di alberi divelti dalla furia di Vaia.
© Keystone / Andrea Soltermann

Un amplificatore naturale, realizzato con gli alberi falciati dalla tempesta Vaia, potrebbe riportare la vita sui pendii alpini.

Due anni dopo la tempesta VaiaCollegamento esterno, che si è scatenata su gran parte dell’arco alpino orientale tra il 26 e il 30 ottobre del 2018, ancora si contano i danni. Principalmente il danno è stato di natura economica, ci spiega il professor Renzo Motta Collegamento esternodel dipartimento di scienze agrarie, forestali e alimentari dell’Università di Torino, perché, da un punto di vista naturale “un albero in piedi o un albero a terra non fa differenza.” L’impatto ecologico è nella norma. L’impatto economico è molto grave perché ha colpito una regione per la quale il legname ha un valore economico colturale importante.

Molto del legname è marcito a terra e per salvare il salvabile molto è stato svenduto all’estero. Un impatto economico regionale che ha colpito soprattutto le piccole comunità artigianali.

È qui che entrano in gioco Federico Simoni, Paolo Milan e Giuseppe Addamo, quando fondano Vaia CubeCollegamento esterno,  una start up nata con una mentalità imprenditoriale e internazionale – le esperienze dei fondatori spaziano dalla NATO alla Coca-Cola – che va a restituire parte del proprio lavoro al territorio con un amplificatore naturale. L’idea legata a questo prodotto: per ogni pezzo venduto sia ripiantato un albero nei territori colpiti.

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