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Un’altra notte in mare per i migranti della Sea Watch

È ancora ferma davanti al porto di Lampedusa la Sea Watch 3 della Ong tedesca, al centro di un braccio di ferro con il governo italiano. La comandante della nave, Carola Rackete, mercoledì aveva deciso di forzare il divieto di ingresso nelle acque territoriali con l'intenzione di sbarcare a terra i 42 migranti soccorsi al largo della Libia.

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Mentre la Sea Watch è ancora ferma davanti alla costa di Lampedusa, all’alba di giovedì sono approdati direttamente in porto altri dieci migranti, presumibilmente tunisini, con un barchino. A bordo della piccola barca anche una donna e un minorenne.

24 ore dopo aver violato i divieti d’ingresso nelle acque territoriali italiane, la nave Sea Watch non ha ancora un porto dove attraccare e sbarcare i 42 migranti soccorsi due settimane fa: la nave si trova infatti a circa un miglio dalla banchina dell’isola e, al momento, né Guardia Costiera né Guardia di Finanza hanno ricevuto indicazioni affinché la situazione possa sbloccarsi rapidamente.

Due soluzioni possibili

Le soluzioni possibili, scartando ovviamente l’ipotesi che la Sea Watch si allontani da Lampedusa alla ricerca di un porto diverso, sono al momento due: quella prospettata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, vale a dire un accordo ‘diplomatico’ con l’Ue per la ridistribuzione dei 42 migranti che coinvolga Olanda e Germania, o un provvedimento di sequestro della polizia giudiziaria o dell’autorità giudiziaria che, come già avvenuto proprio per la Sea Watch ma anche per la nave di Mediterranea Saving Humans ‘Mare Ionio’, consentirebbe di far arrivare l’imbarcazione in porto e far scendere i migranti.

Al momento però, secondo quanto si apprende da fonti qualificate, non è stata formalizzata alcuna denuncia né nei confronti della capitana Carola Rackete, che rischia oltre al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina anche la contestazione del reato di mancato rispetto dell’ordine di arrestare l’imbarcazione da parte di una nave da guerra come già successe per comandante e capo missione della Mare Ionio, né dell’equipaggio. L’indicazione, sempre secondo quanto si apprende, è quella di attendere che la situazione si sblocchi per via diplomatica. Anche se, ragiona una fonte, “l’attesa non può essere infinita”.

Le reazioni di Matteo Salvini

“Sea Watch ha fatto la sua battaglia politica sulla pelle di 42 persone. In 15 giorni sarebbero arrivati in Olanda due volte. Hanno rifiutato i porti sicuri più vicini. Ong aiutano trafficanti di esseri umani”. Lo scrive il vicepremier italiano Matteo Salvini in un tweet (vedi sotto).

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E in altri due sottolinea. “Non assecondo chi aiuta gli scafisti che con i soldi degli immigrati poi si comprano armi e droga”. E “non permetto che siano Ong straniere a dettare le leggi sui confini nazionali di un Paese come l’Italia”

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E ancora Salvini punta sulla presunta motivazione politica della Ong tedesca per aver scelto l’Italia e non un altro paese per far sbarcare i migranti.

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