Le acque sempre piu calde del lago hanno un impatto negativo sulla popolazione ittica che è diminuita più del 50%. Nel caso del coregone la diminuzione sfiora il 75%.
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Tommaso Siviero e Maria Colonna, RSI News
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Il lavoro del pescatore professionista sul lago di Como è sempre stato un lavoro impegnativo fatto di levatacce, di pesce che non sempre c’è e di un lago che non aspetta: bisogna uscire con il bello e il cattivo tempo o buttare il pescato.
Negli ultimi anni, però, alle difficoltà della professione si è aggiunta una nuova minaccia: il cambiamento climatico. Francesco Ghislanzoni, pescatore professionista con 60 anni di esperienza, lo vede tutti i giorni nelle reti che tira a riva con 10 chili di pesce, “mentre una volta erano quintali”.
Guardando ai dati forniti da Regione Lombardia, da 2011 a 2019 si è passati da 202 tonnellate di pescato dichiarato annue a poco più di 111, una diminuzione del 45%. Se si guarda al coregone, particolarmente toccato dal cambiamento climatico, la diminuzione sfiora il 75%.
Paola Iotti, biologa marina e presidente dell’associazione comasca Proteus, e Alberto Negri, responsabile dell’incubatoio ittico Marco de Marchi finanziato da Regione Lombardia, affermano che la diminuzione di pesci di acqua fredda sono da mettere in relazione all’aumento delle temperature.
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