La legge sulle imprese artigianali (LIA) va abrogata, secondo il Governo ticinese, e con essa il contestato albo degli artigiani, voluto per frenare l'ingresso nel cantone dei cosiddetti "padroncini" italiani.
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tvsvizzera.it/Zz con RSI (Il Quotidiano del 07.02.2018)
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L’albo degli artigiani aveva lo scopo di prevenire fenomeni di concorrenza sleale e di garantire la qualità del lavoro nel settore dell’artigianato.
Tuttavia, l’obbligo di iscrizione all’albo da parte degli artigiani che intendono operare nel cantone (con relativo pagamento della tassa annuale e adempimento degli oneri procedurali) non ha avuto vita facile fin dal principio.
A contestarlo sono stati gli stessi artigiani ticinesi, 4’600 dei quali avevano sottoscritto una petizione per l’abrogazione della LIA e l’avevano consegnata al Governo ticinese nel giugno dello scorso anno.
L’ultimo smacco risale alla scorsa settimana, quando il Tribunale amministrativo cantonale ha accolto due ricorsi contro la LIA inoltrate dalla Commissione federale della concorrenza. I giudici hanno ritenuto l’obbligo di iscrizione in contrasto con la Legge federale sul commercio interno, penalizzando anche le ditte elvetiche.
Il governo ha dunque deciso mercoledì di abrogare la legge, decisione che dovrà ancora passare al vaglio del Parlamento che nel 2015 aveva dato il suo appoggio all’albo con un solo voto contrario, quella di Carlo Luigi Caimi, del partito popolare democratico, (Ppd, centro).
E proprio dal gruppo parlamentare Ppd arriva la prima presa di posizione sulla decisione governativa, con la richiesta di rimborso delle tasse di iscrizione e le multe pagate mentre la Lia era in vigore.
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