La Commissione della concorrenza svizzera ritiene che la legge sulle imprese artigianali approvata in Ticino limiti l'accesso al mercato
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La Commissione federale della concorrenza (COMCO) ha presentato ricorso contro due decisioni prese in applicazione della legge ticinese sulle imprese artigianali, la cosiddetta LIA. La COMCO – si lgge in un comunicato – ritiene infatti che le nuove norme limitino l’accesso al mercato di imprese extracantonali e violino pertanto la legge federale sul mercato interno (LMI).
Cosa chiede la LIA?
La LIA prevede che, per poter lavorare in Ticino, le imprese artigianali si iscrivano all’albo cantonale degli artigiani (l’accesso è subordinato al rispetto di requisiti e norme di diligenza), pagando una tassa di 600 franchi. Tutti si devono iscrivere: ditte estere, ma anche locali e del resto della Confederazione.
Lo scopo principale e contrastare la concorrenza sleale e prevenire abusi in un settore che soffre del massiccio afflusso di frontalieri, padroncini e lavoratori distaccati.
La nuova legge è stata oggetto di critiche sia da molti piccoli imprenditori locali, che dalla Camera di commercio e dell’artigianato della Svizzera centrale. In Ticino sono pendenti almeno due (forse tre) ricorsi.
All’inizio di settembre, Nicolas Diebold, responsabile del Centro di competenze sul mercato interno della COMCO, aveva già preannunciato il ricorso, affermando che “la legge sul mercato interno prevede la libera circolazione fra cantoni per le imprese. La LIA, dal canto suo, introduce delle restrizioni all’accesso al mercato ticinese. Simili limiti sono accettabili solo se rispettano il principio della proporzionalità e se la procedura è semplice, rapida e gratuita. Noi riteniamo che nel caso in questione questi presupposti non siano adempiuti”.
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