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“Nessun obbligo di salario minimo per i lavoratori distaccati in Ticino”

Le aziende estere che distaccano lavoratori in Ticino non saranno obbligate a rispettare la legge sul salario minimo che dovrebbe entrare in vigore nel cantone. È quanto indicato giovedì dal governo svizzero in risposta alla mozione di un deputato.

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Il salario minimo nel cantone Ticino, applicazione dell’iniziativa popolare “Salviamo il lavoro in Ticino!” (approvata in votazione il 14 giugno 2015), non è ancora in vigore ma quando lo sarà non riguarderà i lavoratori distaccati, ovvero quelli provenienti dall’Italia che possono svolgere la loro attività per un massimo di 90 giorni nel cantone. 

La cupola di Palazzo federale a Berna
Un ampliamento del campo d’applicazione delle leggi cantonali sui salari minimi esula dalle competenze della Confederazione. Keystone

È quanto si deduce dalla risposta del governo elvetico a una mozione del deputato alla Camera alta Fabio AbateCollegamento esterno (Partito Liberale Radicale, centro destra), mozione che l’esecutivo federale raccomanda di respingere.

Col suo atto parlamentare, il “senatore” ticinese chiedeva se non fosse il caso di completare la Legge federale sui lavoratori distaccati (LDist)Collegamento esterno, prevedendo anche il rispetto dei salari minimi adottati a livello cantonale.

Attualmente, infatti, l’articolo 2 della normativa prevede che il datore di lavoro debba garantire “ai lavoratori distaccati almeno le condizioni lavorative e salariali prescritte nelle leggi federali, nelle ordinanze del Consiglio federale, in contratti collettivi di obbligatorietà generale e in contratti normali di lavoro…”.

Per Abate è chiaro: qualora la legge d’applicazione ticinese dovesse entrare in vigore, “sarà fondamentale – tenuto conto della particolare situazione del mercato del lavoro del Cantone Ticino – poter rendere obbligatorio il rispetto di questi salari anche da parte delle ditte estere che distaccano lavoratori in Ticino (prestatori transfrontalieri di servizio)”.

Stando ad Abate, la questione ha un respinto nazionale, e non riguarda solo il Ticino. Altri Cantoni, infatti, sono in procinto di adottare legislazioni analoghe.

“Una misura di lotta alla povertà”

Nella sua risposta il governo ricorda l’importanza e l’efficacia delle misure collaterali volte a proteggere i lavoratori, sia a livello di condizioni di lavoro che di salari.

Tuttavia, diversamente dalle misure collaterali, l’introduzione di salari minimi da parte dei Cantoni serve a lottare contro la povertà. In base a una sentenza del Tribunale federale, il salario minimo è conforme al principio di libertà economica sancito dalla Costituzione e al diritto federale soltanto in quanto misura di politica sociale. L’inserimento nella LDist di una disposizione relativa ai minimi salariali, scrive il governo, sarebbe inoltre in contraddizione con il campo d’applicazione delle leggi cantonali.

Oltre a ciò, secondo il messaggio del governo ticinese concernente la nuova legge sul salario minimo, “alla legge sono sottoposti tutti i rapporti di lavoro che si svolgono abitualmente in Ticino. (…) Sono pertanto esclusi i rapporti di lavoro che si svolgono solo in modo occasionale nel Cantone Ticino”.

In linea di principio, dunque, i lavoratori distaccati non rientrano nel campo d’applicazione di questa legge cantonale. Una norma simile figura anche nei testi legislativi del Cantone di Neuchâtel.

Un ampliamento del campo d’applicazione delle leggi cantonali sui salari minimi mediante la modifica della LDist, per includervi anche i lavoratori distaccati, esula dalle competenze della Confederazione.

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