La dotazione globale del fondo per il presidio dei confini UE è di 6,2 miliardi di euro, di cui una cinquantina torneranno nella Confederazione per l'implementazione dei nuovi sistemi di informazione e scambio dati.
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Keystone-ATS
Dall’inizio di agosto, la Svizzera intende contribuire con 300 milioni di franchi, distribuiti su sette anni, a una maggiore protezione delle frontiere esterne di Schengen, impedendo così le entrate illegali.
È quanto indica in una nota la Segreteria di Stato della migrazione (SEM), rammentando che la partecipazione della Confederazione allo strumento di sostegno finanziario per la gestione delle frontiere e la politica dei visti (Fondo BMVI) succede al contributo elvetico al Fondo per la sicurezza interna (ISF-Frontiere), cui la Svizzera ha aderito nel 2018 fino alla sua scadenza a fine 2020.
Il Fondo BMVI è attivo dal 2021 al 2027 e, come il suo predecessore, permette di sostenere finanziariamente gli Stati membri di Schengen che, a causa dell’estensione delle loro frontiere terrestri e/o marittime o della presenza sul loro territorio di importanti aeroporti internazionali, sono chiamati ad assumersi costi elevati per garantire la protezione delle frontiere esterne.
La dotazione finanziaria del Fondo ammonta a 6,241 miliardi di euro, esclusi i contributi degli Stati associati a Schengen come la Svizzera.
La Confederazione, che contribuisce con 300 milioni di franchi, riceverà risorse finanziarie pari presumibilmente a circa 50 milioni di franchi, che saranno utilizzati soprattutto per implementare i nuovi sistemi d’informazione dell’UE (Sistema di ingressi e uscite EES, Sistema europeo d’informazione e autorizzazione ai viaggi ETIAS) e potenziare l’interconnessione tra i sistemi informatici esistenti (Sistema d’informazione Schengen SIS, Sistema d’informazione sui visti Schengen VIS).
Inoltre una parte di questa somma sarà destinata all’ampliamento dell’infrastruttura per i controlli di frontiera presso l’aeroporto di Zurigo.
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