Frontalieri, paghe più basse con il Postulato Quadri
Se il governo svizzero adotterà l'atto parlamentare del deputato della Lega dei ticinesi, i salari si ridurrebbero in modo importante
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I frontalieri di reddito medio-alto pagherebbero circa il doppio, per imposte e trattenute previdenziali, di quello che versano attualmente nell’ipotesi-tipo di reddito lordo di 50’000 franchi (40’600 euro). È questo il risultato che emerge dalla simulazione che abbiamo effettuato in relazione al postulato votato a inizio ottobre dal ramo basso del Parlamento, il Consiglio nazionale, che su iniziativa del deputato della Lega dei ticinesi Lorenzo Quadri chiede al Governo di tassare i lavoratori residenti in Italia secondo le aliquote in vigore nella Penisola, notoriamente assai più elevate di quelle elvetiche.
La proposta, sostenuta da tutte le principali forze politiche (socialisti compresi), si traduce in concreto in un incremento della tassazione per questa categoria di lavoratori e, conseguentemente, mira a rendere meno interessanti quegli impieghi meno remunerati ricoperti oggi unicamente dalla manodopera frontaliera (industria, turismo, ristorazione e vendita al dettaglio, su tutti). Così facendo si spera di ridurre le pressioni sul mercato del lavoro ticinese che ha visto raddoppiare nell’ultimo decennio, da 30’000 a oltre 60’000, il numero dei frontalieri, con gli inevitabili effetti in termini di sostituzione della manodopera locale e di dumping salariale (gli stipendi ticinesi sono inferiori del 20% rispetto ai cantoni d’oltralpe).
Quanti tributi paga il frontaliere?
Ma per tornare alla nostra esemplificazione – che va precisato subito non ha pretese di scientificità ed è stata per forza di cose ponderata sulla base di criteri “medi” e generici (vista la frammentarietà dei tributi in gioco) – risulta evidente il sensibile incremento della pressione fiscale cui rischiano di andare incontro i frontalieri se si concretizzerà il Postulato Quadri (anche se va precisato che la materia è oggetto di una trattativa globale tra Roma e Berna in ambito fiscale che dovrebbe concludersi nel corso del prossimo anno).
Attualmente a un frontaliere, celibe e senza figli, che guadagna 50’000 franchi lordi (40’600 euro), viene applicata un’imposizione alla fonte di 3’400 franchi, dopo che gli sono stati prelevati i contributi previdenziali e pensionistici (AVS, AD, LPP), stimati attorno a 7’500 franchi (circa il 15%). In busta paga il dipendente riceve quindi nel corso dell’anno 39’100 franchi, pari a 31’749 euro.
Fisco italiano più esoso
Per lo stesso importo in Italia il salariato nell’identica situazione personale rientra in base alla dichiarazione relativa al 2013 nel 3° scaglione e deve versare 6’960 euro, più il 38% della parte eccedente 28’000 euro, per un totale di 9’449 euro. L’addizionale IRPEF regionale e comunale per tale fascia di salario la possiamo stimare, in base a ponderazioni medie nazionali (che fanno riferimento a un’aliquota regionale teorica dell’1,23% e una comunale pari a 0,6%), intorno a 700 euro (non abbiamo considerato altre tasse locali come ICI e IMU a carico di proprietari di immobile, che peraltro sono state sostituite negli anni successivi dalla TASI e TARI).
Questo si traduce in un salario netto di 24’401 euro che resta a disposizione del contribuente, in base alle norme fiscali italiane. 24’401 invece degli attuali 31’749 euro. Il lordo di 50’000 franchi (40’600 euro) – è questo il risultato più significativo – viene quindi defalcato di 16’199 euro per imposte, contributi sociali, tributi locali vari in Italia, mentre nella Confederazione lo è solo nella misura di 8’851 euro.
Se lo stipendio annuo lordo sale a 100’000 franchi (81’200 euro) – considerato il fatto che i frontalieri stanno progressivamente occupando anche posti meglio remunerati nel terziario – la differenza passerebbe dall’attuale netto post imposte di 58’301 euro a 44’802 euro.
Come sono tassati gli “altri” frontalieri
Va precisato che in realtà è verosimile che in definitiva a questa categoria di contribuenti verrebbe assimilata allo status “intermedio” di cui godono i frontalieri fuori zona (oltre 20 km dalla frontiera svizzera), ai quali si applica una franchigia di 6’700 euro ma che, analogamente ai salariati italiani, vengono assoggettati alle aliquote IRPEF e relative addizionali regionali e comunali. Dal risultato verrà poi detratto quanto trattenuto alla fonte dalle autorità fiscali svizzere.
Detto altrimenti, se si volesse sottoporre tutti i frontalieri al regime in vigore per i lavoratori pendolari residenti in Italia oltre la fascia di 20 chilometri dal confine, i redditi lordi di 50’000 franchi verrebbero tassati, secondo i criteri IRPEF, 4’155 euro (dedotte le imposte alla fonte di 2764 euro trattenute dal fisco cantonale), più le varie addizionali locali per un salario annuo netto di 26’894. Analogamente a questa speciale categoria di contribuenti con reddito lordo di 100’000 franchi (81’200 euro) resterebbero in busta paga 47’476 euro.
Fisco elvetico leggero
E il cittadino residente in Svizzera, che trattamento fiscale ha? Varrebbe forse la pena prendere domicilio nella Confederazione, visto che almeno per 3 anni dal voto popolare di febbraio contro l’immigrazione di massa, vige a tutti gli effetti il principio della libera circolazione stipulato a suo tempo con l’UE? Diciamo subito che dal nostro confronto la situazione fiscale è a un primo sguardo assai simile a quella del frontaliere “classico”. Dalla nostra simulazione a un lordo di 50’000 franchi corrisponde un reddito al netto di trattenute e imposte di 32’164 euro (31’749 per il frontaliere) e a un lordo di 100’000 franchi un salario annuo disponibile di 58’770 (58’301 sempre per il frontaliere). In realtà i domiciliati hanno a disposizione di generose deduzioni (figli, coniuge, spese di trasporto, previdenza privata facoltativa per citarne solo alcune) che non abbiamo preso in considerazione nel nostro modello e di cui non possono godere i contribuenti tassati alla fonte come i frontalieri. Rendendo ulteriormente sperequati i due sistemi fiscali.
Trattative in corso tra Roma e Berna
In questo contesto si inserisce l’atto parlamentare approvato lo scorso 16 settembre a Berna dal Consiglio nazionale, cui si è aggiunto nel cantone Ticino l’innalzamento, votato il 5 novembre dal parlamento cantonale, dei tributi di competenza comunale dall’aliquota media del 78% al 100% per i frontalieri tassati alla fonte. A testimonianza di un clima che si sta percependo nella Confederazione non del tutto favorevole alla concorrenza della manodopera estera sul mercato del lavoro. Ma, come detto, su tutta questa materia fiscale si stanno confrontando le delegazioni italiana e svizzera che, secondo le affermazioni della consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf, dovrebbero concludersi entro la prossima primavera. Quale sarà la soluzione che prevarrà al momento è difficile da prevedere, anche se in definitiva un adeguamento delle imposte a carico dei frontalieri potrebbe non dispiacere anche a Roma.
red
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