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No a un aumento delle guardie di confine

Il governo svizzero ha deciso che il numero di guardie di confine non deve essere aumentato, almeno per quest’anno. La decisione, le cui ragioni sono di ordine finanziario, è stata accolta con preoccupazione specialmente dai politici ticinesi che da tempo si battono per un rinforzo degli effettivi.

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“Le 44 guardie di confine supplementari richieste non sono state concesse, a seguito di una decisione presa a fine giugno 2017 nell’ambito dell’esame delle risorse nel settore del personale.”

Questa la conferma ricevuta dal Dipartimento delle finanze dopo l’anticipazione data venerdì mattina dalla Radiotelevisione svizzerotedesca (SRF). Quest’ultima citava un documento confidenziale dell’ufficio del personale della Confederazione nel quale erano elencati i posti di lavoro che il governo non ha autorizzato per motivi di risparmio. Fra i vari punti, quello che riguarda l’Amministrazione federale delle dogane.

Erano state in precedenza promesse 44 unità a tempo pieno per rafforzare i corpi che lavorano alle frontiere. Il dietrofront odierno è stato accolto con preoccupazione da alcuni parlamentari ticinesi, che si sono battuti per il potenziamento degli effettivi. 

Fra questi Roberta Pantani, la deputata all’origine della mozioneCollegamento esterno che ha portato alla discussa chiusura notturna di tre valichi minori in Ticino per un periodo di prova di sei mesi (terminato lo scorso sabato). 

“Il governo si decida”, ha detto Pantani ai microfoni della Radiotelevisione svizzera italiana, “o diminuisce gli effettivi delle guardie di confine o sarà opportuno attuare la mia mozione fino in fondo”, ovvero la chiusura notturna di tutti i valichi secondari tra Svizzera e Italia. 

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