Dal “Fronta-day” un attacco ai sindacati ticinesi
Almeno una 30ina i frontalieri già attivatisi per rinunciare alla tessera. Ma per l'organizzatrice potrebbero diventare di più.
Giulia Giovanna Zamborlin, ha ideato il Fronta-Day e ha organizzato la manifestazione con altri due colleghi. È anche amministratrice di una pagina Facebook a cui aderiscono 5000 frontalieri. La signora Zamborlin non è frontaliera, è nata e cresciuta a Bellinzona, anche se al momento vive oltre confine.
Zamborlin non nasconde la sua delusione per l’assenza dei sindacati ticinesi a una manifestazione, il Fronta-Day che ha comunque visto la partecipazione di 700 persone e una consistente copertura mediatica. “Ho sempre pensato che il sindacato debba essere un riferimento per il lavoratore, se non ti difende il sindacato chi lo fa? Ma devo dire di essere un po’ delusa. Ho inviato tanti casi, in particolare ad UNIA, e molti sono tornati indietro delusi. Ho invitato al mio Fronta-Day Aureli, il responsabile di UNIA, in modo informale tramite Facebook, ma non ricevendo alcuna risposta. I miei colleghi hanno inoltrato alla sua persona un invito ufficiale anche tramite email, ma ne sono servite ben 3 prima di aver risposta, ed è stata negativa”.
“Non devono guardarci come una concorrenza –prosegue Giulia Giovanna Zamborlin- non vogliamo sostituirci ai sindacati che tra l’altro sono largamente sovvenzionati dai frontalieri, però di fatto negli ultimi tempi c’è delusione per il lavoro sindacale verso i lavoratori italiani, visti i vari decurtamenti e licenziamenti ed altri provvedimenti a scapito dei frontalieri . Ma anche fra i residenti percepisco un certo malcontento, casi con una scarsa gestione come avvenuto per il caso Crai, anche se non si può dire che abbiano delle responsabilità dirette, non aiutano di certo”.
In particolare c’è delusione su come viene affrontata la proposta di aumentare le tasse per i frontalieri
“Sulla questione del nuovo metodo di tassazione, la doppia imposizione con il 40% di tasse non hanno fatto molto, al di là di qualche comunicato”.
Beh i sindacati si trovano anche un po’ tra incudine e martello con 60mila frontalieri da difendere e un dumping da combattere…
“Si ma allora che si impegnino di più per ottenere contratti collettivi per ogni categoria, in particolare nel settore dell’industria, dove c’è gente pagata 2500 franchi al mese risultando perfettamente legale. Il contratti collettivi, avendo uno stipendio stabilito ed uguale per tutti, impedirebbero di fatto il dumping. Inoltre il minimo sindacale legale previsto nei contratti normali di lavoro risulta troppo basso”.
E per questo si inizia a mettere in dubbio l’utilità di una tessera sindacale ticinese?
“Molti si chiedono se abbia ancora senso avere una tessera sindacale se non si sentono rappresentati dal sindacato. Riscontrando da parecchi mesi lassismo e poca presenza. Per cui parecchi si sono attivati per rinunciare all’iscrizione, fino a questo momento so di almeno 30 casi in qualche ora, ma temo aumenteranno. Diciamo che la presenza dei sindacati ticinesi ad un evento come il Frontaday era davvero il minimo per dimostrare un interesse alla causa dei frontalieri ed anche dare a loro informazione in questo senso.
Ma perché i frontalieri dovrebbero pagare meno rispetto a chi lavora in Italia, perché non dovrebbero pagare il 40% come gli altri lavoratori?
“Il concetto può essere condivisibile, ma l’accordo prevede un uguaglianza economica nei doveri, ma una diseguaglianza in termini di diritti, in quanto a differenza dei residenti in Italia, ai frontalieri non è concesso dedurre le varie spese sanitarie, le spese dentarie e le spese del mutuo dalla dichiarazione dei redditi, inoltre i frontalieri subiscono un ulteriore diversità di trattamento fiscale, in quanto la quota parte del prelievo fiscale a favore della Svizzera è di gran lunga superiore ai residenti., ma a differenza di questi ultimi non usufruiscono di alcun servizio, se non le strade. Per questi motivi è ferma intenzione dei frontalieri bloccare questo accordo. E per la scarsa presenza dei sindacati ticinesi ed il senso di abbandono è ferma intenzione di molti disdire la tessera sindacale.
Gino Ceschina
La replica di Sergio Aureli di Unia
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