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Berna vuole arginare il turismo degli acquisti

auto davanti a centro commerciali
I ticinesi ma non solo: in tutta la Svizzera il turismo degli acquisti in Italia, Francia e Germania è un fenomeno molto importante. © Keystone / Ti-press / Pablo Gianinazzi

La responsabile del Dipartimento delle finanze svizzero Karin Keller-Sutter starebbe valutando l'idea di abbassare il limite di franchigia di 300 franchi per rendere un po' meno interessante il turismo degli acquisti.

Attualmente, i consumatori e le consumatrici che risiedono nella Confederazione possono importare beni dall’estero senza dover pagare l’IVA svizzera quando il valore complessivo delle merci non supera i 300 franchi (a persona). Nello stesso tempo, possono chiedere il rimborso dell’IVA pagata nel Paese in cui sono stati effettuati gli acquisti.

Secondo quanto rivelano lunedì i titoli del gruppo TamediaCollegamento esterno, il Dipartimento federale delle finanze (DFF) vorrebbe ora dimezzare questa franchigia, portandola a 150 franchi.

Se il predecessore di Karin Keller-Sutter alla testa del DFF, Ueli Maurer, si era sempre detto contrario all’abbassamento della franchigia, la consigliera federale di San Gallo, forse più sensibile all’impatto del turismo degli acquisti venendo da una regione di frontiera, sembra più propensa a intervenire. Anche perché il Parlamento sta facendo pressione e negli ultimi anni ha accolto una mozione e due iniziative cantonali che vanno in questo senso.

Oltre otto miliardi all’anno

Secondo la Swiss Retail FederationCollegamento esterno, la Federazione svizzera dei dettaglianti, il turismo degli acquisti dalla Svizzera nei Paesi confinanti rappresenta circa 8,5 miliardi di franchi all’anno. Tra il 2022 e il 2023 vi è stato un aumento di oltre il 10%.

Per alcune regioni, il turismo degli acquisti è una vera e propria manna. Ad esempio, prima della pandemia di coronavirus si stimava che il sabato fino al 50% del fatturato del commercio al dettaglio di CostanzaCollegamento esterno – in Germania – venisse dalla Svizzera. 

Per quanto concerne l’Italia, “il volume di spesa delle persone residenti nella fascia di confine [in Svizzera, ndr] è almeno di 500 milioni di franchi all’anno”, stando a quanto dichiarato al Corriere del TicinoCollegamento esterno dal portavoce di Migros.

Importi che sfuggono ai commerci elvetici. La Federazione svizzera dei dettaglianti parla di una situazione “scioccante”, soprattutto perché chi importa merci dall’estero ha un doppio vantaggio fiscale: può farsi rimborsare l’IVA dallo Stato in cui ha effettuato l’acquisto ed essere esentato dal pagamento dell’IVA svizzera appunto fino alla franchigia di 300 franchi.

Inoltre, l’erario svizzero perderebbe a causa di questa franchigia tra 300 e 750 milioni di franchi all’anno Collegamento esternodi entrate fiscali. Non da ultimo, il turismo degli acquisti genera importanti flussi di traffico.

“Lotta ai sintomi”

La misura al vaglio di Berna, che dovrà essere oggetto di una procedura di consultazione tra le parti interessate, è accolta con soddisfazione dall’associazione che rappresenta il commercio al dettaglio. Tuttavia, Dagmar Jenni, direttrice della Swiss Retail Federation, indica ai giornali del gruppo Tamedia che per avere un effetto concreto bisognerebbe abbassare ulteriormente il limite della franchigia, portandolo a 50 franchi.

Meno convinta Sara Stalder, della Fondazione per la protezione dei consumatori e delle consumatrici, che parla di una “lotta ai sintomi” che avrà pochi effetti e potrebbe addirittura portare a un aumento del turismo degli acquisti.

Rispondendo negli anni scorsi a diversi atti parlamentari che chiedevano interventi per arginare il turismo degli acquisti, il Governo svizzero aveva a più riprese sottolineato che abbassare la franchigia non sarebbe abbastanza dissuasivo e che significherebbe penalizzare ancor più i consumatori e le consumatrici svizzere, che devono fare i conti con prezzi elevati in patria. Inoltre, una simile misura potrebbe spingere le persone a recarsi più spesso all’estero, comprando meno ma più di frequente per restare nel limite della franchigia e ciò genererebbe ancora più traffico.

Dimezzare la franchigia servirà a scoraggiare i consumatori e le consumatrici a varcare la frontiera per acquistare prodotti che a volte possono costare fino a un terzo in meno se non la metà rispetto alla Svizzera? Solo l’esperienza lo dirà. Per ora, più che l’esenzione dall’IVA, a incidere sul futuro a breve termine del turismo degli acquisti sarà più probabilmente il rincaro, molto più elevato nei Paesi confinanti che non nella Confederazione.

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