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Prolungare la vita delle centrali nucleari in attesa delle rinnovabili?

L impianto nucleare di Goesgen (Canton Soletta)
L'impianto nucleare di Goesgen (Canton Soletta) © Keystone / Gaetan Bally

La mancata intesa con l'UE sull'Accordo istituzionale rischia di compromettere gli obiettivi della Confederazione in ambito energetico ma affiorano dissensi sui correttivi da adottare.

Il popolo svizzero, sull’onda di Fukushima, ha deciso alle urne di abbandonare l’energia nucleare e la sua quota, nelle intenzioni di Berna, dovrà essere sostituita da fonti rinnovabili che attualmente – a parte idroelettrico che comunque ha raggiunto limiti fisici di capacità – continuano ad essere ancora sostanzialmente marginali, seppure in crescita.

Inoltre, senza un accordo con Bruxelles sul mercato elettrico, non è garantito il futuro approvvigionamento, soprattutto nei momenti di forte domanda da parte di produttori e popolazione.

Negli scorsi giorni sulla questione è intervenuta la parlamentare democentrista (destra) Magdalena Martullo Blocher secondo cui occorre prolungare di altri 10 anni la vita delle centrali esistenti e costruirne una nuova (ipotesi oggi vietata dalla legge).

Il fotovoltaico, l’energia idroelettrica o le importazioni di elettricità dall’UE, ha dichiarato al Blick la consigliera nazionale Udc, non sono in grado di colmare il deficit di elettricità che deriverà dalla chiusura degli impianti atomici svizzeri, che assicurano un terzo della produzione indigena. Le attuali concessioni ai gestori delle centrali, ha insistito Magdalena Martullo-Blocher, dovrebbero avere una durata di almeno 50 anni e potrebbero essere estese di un decennio, come indicano gli esperti, per gli impianti sicuri ed efficienti.

Una proposta che non trova però adesioni nel fronte rosso-verde. Per la consigliera nazionale Delphine Klopfenstein Broggini, che ha bollato l’idea come “assurda”, la costruzione di una nuova centrale non darebbe alcun contributo alla svolta energetica poiché ci vorrebbero anni prima che un nuovo impianto si metta a produrre elettricità. Le alternative all’atomo, ha sostenuto la parlamentare verde, ci sono e sono meno care.

Attualmente, in Svizzera sono in funzione quattro centrali atomiche: Beznau I e II, Leibstadt e Gösgen. Alla fine del 2019 è stata spenta quella di Mühleberg. Resta ancora da stabilire, nel quadro dell’abbandono graduale del nucleare, quando gli altri reattori saranno disattivati.

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