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Progressi nei rapporti con Roma in ambito fiscale-finanziario

Il ministro delle Finanze Ueli Maurer
Il ministro delle finanze elvetico Ueli Maurer Keystone / Alessandro Della Valle

Buona parte degli obiettivi della roadmap sottoscritta nel maggio 2015 con l'Italia in ambito finanziario e fiscale sono stati raggiunti. Ma restano alcune questioni aperte.

È quanto indica mercoledì il governo federaleCollegamento esterno in relazione al postulato del consigliere nazionale Marco Romano con il quale il deputato ticinese sollecitava da parte dell’esecutivo una valutazione sullo stato di attuazione dei vari dossier concordati.

Progressi significativi, sostiene il rapportoCollegamento esterno sono stati effettuati riguardo allo scambio automatico di informazioni, alla tassazione dei frontalieri, alla regolarizzazione del passato e al regime contro le doppie imposizioni. Restano però ancora alcune questioni irrisolte, dalle liste nere italiane all’accesso al mercato finanziario transfrontaliero per gli operatori elvetici, su cui saranno intavolate nuove discussioni.

Via libera allo scambio di informazioni

Nel dettaglio, rileva il Consiglio federale, lo scambio automatico di informazioni tra la Svizzera e gli Stati membri dell’UE (compresa l’Italia) è entrato in vigore il 1° gennaio 2017 e gli istituti finanziari hanno comunicato regolarmente, dall’autunno 2018, i dati bancari dei contribuenti dei rispettivi paesi. “Lo scambio di informazioni con l’Italia si è svolto finora senza ostacoli”, sta scritto nel rapporto, e “gli obiettivi sono stati pienamente raggiunti”.

Discorso analogo per la regolarizzazione dei patrimoni non dichiarati in passato. I contribuenti con beni nella Confederazione sono stati ammessi alla procedura italiana di autodenuncia (“Voluntary disclosure”) alle stesse condizioni dei paesi non inseriti nella lista nera. E con l’entrata in vigore nel 2016 del Protocollo di modifica della Convenzione contro le doppie imposizioni con l’Italia (CDI-I), la Svizzera è stata inserita nelle due liste bianche italiane – la lista generale del 1996 e la lista del 2016 relativa all’imposta sulle transazioni finanziarie – relative agli Stati cooperativi nel settore dello scambio di informazioni su domanda.

Svolta sull’imposizione dei frontalieri

Sempre sulle doppie imposizioni è stato stabilito che si procederà a una revisione del regime vigente dopo la firma dell’accordo fiscale sui frontalieri, che è in attesa di ratifica nei rispettivi parlamenti. Al momento le condizioni previste risultano adempiute.

Proprio sul nuovo regime fiscale dei lavoratori transfrontalieri è stato compiuto un passo decisivo il 23 dicembre 2020, con la firma a Roma dell’intesa che ha ripreso e completato l’accordo preliminare del dicembre 2015. L’iter di ratifica dovrebbe giungere a conclusione il prossimo anno, con significativi miglioramenti (anche rispetto alla roadmap del 2015), sottolinea Berna: in particolare riguardo all’aumento dell’aliquota d’imposta (dal 70 all’80%) per il paese in cui viene svolta l’attività lavorativa.

Sono già stati accennati i progressi in relazione alle principali liste nere italiane introdotte negli anni ’90 che penalizzavano la Confederazione, dopo l’adesione di Berna alle norme internazionali sullo scambio di informazioni e sulla tassazione delle imprese. “Oggi non vi sono più liste nere italiane – mette in risalto il rapporto del Consiglio federale – “che esplichino effetti diretti su persone giuridiche svizzere o italiane che abbiano rapporti commerciali ed economici con la Svizzera”.

Liste nere “quasi” scomparse

Berna figura attualmente ancora in una lista nera “minore”, quella del 1999 per le persone fisiche italiane, che prevede l’inversione dell’onere della prova relativa al domicilio fiscale per le persone fisiche residenti in Italia che trasferiscono il domicilio in Svizzera. Ma dopo gli ultimi colloqui, rivela l’esecutivo, “si profila una soluzione in tempi ravvicinati anche su questo aspetto”.

Scenario in evoluzione invece per Campione d’Italia che, per volontà italiana, è passato sotto il regime doganale dell’UE. Il comune ha poi adottato una propria imposta sul valore aggiunto e sono state trovate o avviate soluzioni pragmatiche su aspetti concreti (licenza di condurre, immatricolazione di veicoli e rifiuti). Al momento le principali questioni evocate dalla roadmap sono state raggiunte, anche se in futuro si presenteranno ulteriori problemi di natura fiscale.

Accesso al mercato italiano negato

Non è risolta invece, ma non è certo una novità, la vertenza relativa all’accesso al mercato transfrontaliero da parte degli operatori finanziari elvetici, in particolare quelli provenienti dal Canton Ticino. Roma insiste con un’interpretazione restrittiva della direttiva europea (2014/65), obbligando i gestori patrimoniali esteri ad insediare una succursale – sottoposta ad autorizzazione e al fisco italiano – sul territorio della penisola, ipotesi che di fatto nega la possibilità di operare per gli istituti piccoli e medi.

Da parte sua il Consiglio federale, su pressione del sistema bancario elvetico, continua a ritenere legittima dal profilo giuridico l’attività di gestione patrimoniale senza l’obbligo di succursale e spera in un accordo bilaterale con Roma al riguardo. La Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali, sottolinea Berna, attribuisce “valenza prioritaria” a questo tema e si adopera per un’intesa. Ma soluzioni a breve non sembrano spuntare all’orizzonte.


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