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La Banca Nazionale non cambia politica

L'economia svizzera sta bene. E starà ancora meglio il prossimo anno. Così la Banca nazionale svizzera (BNS) conferma su tutta la linea la sua politica monetaria espansiva e prevede una crescita dell'economia elvetica del 2% l'anno prossimo, dopo l'1% del 2017.

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All’indomani della decisione della Federal Reserve di aumentare il tasso direttore la BNS lascia come previsto invariata la sua politica.

L’istituto ribadisce inoltre di essere pronto a intervenire sul mercato delle divise. Il franco “ha tuttora una valutazione elevata”, sebbene la sua sopravvalutazione negli ultimi tre mesi abbia continuato a ridursi. Dall’ultimo esame della situazione – in settembre – la valuta elvetica si è infatti indebolita ulteriormente nei confronti dell’euro e ha iniziato a indebolirsi anche nei confronti del dollaro.

“Il deprezzamento del franco, che rispecchia il calo della domanda di monete rifugio, è tuttavia ancora fragile”, scrive la BNS. “Pertanto, malgrado la distensione in atto, il tasso di interesse negativo e la disponibilità della Banca nazionale a intervenire, se necessario, sul mercato dei cambi rimangono essenziali”. È insomma troppo presto per parlare di normalizzazione: “non abbiamo per nulla fretta”, ha affermato il presidente della direzione Thomas Jordan in un incontro con i giornalisti a Berna dopo le decisioni prese dal suo istituto. Un nuovo apprezzamento del franco pregiudicherebbe infatti l’evoluzione dei prezzi e della congiuntura.

Economia mondiale in crescita

In merito alla congiuntura, secondo la Banca nazionale il contesto internazionale è ulteriormente migliorato negli ultimi mesi. Nel terzo trimestre l’economia mondiale è cresciuta a un ritmo sostenuto e su un’ampia base. L’andamento favorevole dovrebbe proseguire: le previsioni di crescita per l’Eurozona e gli Stati Uniti sono quindi state riviste leggermente al rialzo.

…anche quella svizzera

Grazie al sostegno del quadro internazionale e alle condizioni monetarie favorevoli, pure la ripresa dell’economia elvetica è destinata a proseguire nei prossimi mesi, si dice convinta la BNS, che avanza la sua prima stima sulla crescita per il 2018: la progressione del prodotto interno lordo (Pil) è prevista al 2%, mentre per quest’anno il pronostico rimane fermo all’1%. Va rilevato che la BNS, contrariamente ad altri istituti, non opera in quest’ambito con decimali.

Le decisioni comunicate oggi dalla BNS non rappresentano una sorpresa: sono perfettamente in linea con le previsioni degli analisti e immediatamente dopo la loro diffusione il franco si è solo marginalmente indebolito nei confronti dell’euro, scambiato a circa 1,1675. L’istituto non segue quindi le orme della Federal Reserve, che ieri ha operato un aumento del tasso di un quarto di punto, il quinto dalla fine del 2015 e il terzo nel solo 2017. L’istituto prevede inoltre tre ulteriori ritocchi nel 2018.

Banca nazionale strettamente legata alla BCE

È opinione comune degli analisti che la BNS non possa permettersi alcuna stretta monetaria prima che si muova la Bce: troppo elevato sarebbe il rischio di vedere il franco tornare a rafforzarsi nei confronti dell’euro, con conseguenze ritenute nefaste per l’export elvetico. Per gli specialisti la BNS potrà agire non prima del 2019 e a questo proposito non è passata inosservata la previsione di un’inflazione al 2,1% nel terzo trimestre 2020 avanzata nelle tabelle pubblicate oggi.

BNS e Bce appaiono quindi più indietro degli Usa nel processo di normalizzazione dalla politica monetaria ultraespansiva avviata dalle banche centrali dopo la crisi finanziaria del 2008 per stimolare le economie dei singoli paesi. Gli interventi hanno peraltro lasciato profonde tracce sui conti: la somma di bilancio della Bce si è gonfiata arrivando a sfiorare i 5000 miliardi di euro, mentre quella della BNS è di circa 840 miliardi di franchi. In rapporto al prodotto interno lordo il dato elvetico è maggiore di quello europeo (127% contro circa 40%).


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