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Ospedali dimenticati d’Italia

La pandemia di Coronavirus ha riportato l'attenzione di persone e Stati sulla salute pubblica e... le sorprese non sono mancate.

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La pandemia in corso ha portato molti Stati, tra i quali l’Italia, ad allestire ospedali provvisori. Investimenti enormi destinati a tamponare le urgenze di tempi brevi. L’Italia, però, oltre agli ospedali da campo e provvisori, ha anche moltissimi ospedali abbandonati. Oltre 200 secondo quanto documentato da “Ascosi lasciti”, progetto che si sviluppa attorno all’omonimo sitoCollegamento esterno e nasce per riscoprire e documentare l’enorme patrimonio abbandonato in Italia e all’estero. I luoghi abbandonati vengono divisi in categorie e anche gli ospedali ne fanno parte.

Da 530’000 a 190’000 posti letto

Edifici giganteschi, da 33’000 mq come l’ospedale di Garbagnate, vicino Milano, abbandonato da 5 anni e già vandalizzato. O l’ex Ospedale Muzio Gallo, nelle Marche, chiuso da circa 30 anni, con varie proposte di riqualificazione, tutte senza successo. Potremmo parlare del Convitto Pontano alla Conocchia, in centro a Napoli, abbandonato da oltre 40 anni, usato anche durante l’epidemia di colera del 1884. In Abruzzo c’è il San Camillo, a Chieti, chiuso nel 2007. Oggi è sotto sequestro, senza manutenzione e con ancora molto materiale al suo interno.

L’Ospedale Maddalena a Rovigo, nato come sanatorio nel 1938, chiuso da 20 anni ed oggi completamente devastato e rifugio di sbandati e senzatetto. Ma a Rovigo esiste un’altra enorme struttura ospedaliera: l’ex manicomio Vittorio Emanuele III. E… di ex manicomi è piena l’Italia. Sono strutture gigantesche con parchi sterminati. L’ex manicomio di Quarto, in Liguria, che poteva ospitare fino a 700 pazienti; Racconigi, in Piemonte; Colorno in Emilia Romagna; Rizzeddu in Sardegna e molti altri ancora.

Tutti spazi che ci spiegano come dagli anni ’80 ad oggi si sia passati, in Italia, da 530’000 a 190’000 posti letto. Migliaia di ettari e metri cubi dimenticati per decenni, senza manutenzione e senza veri piani di riutilizzo. Motivo? Mancanza di risorse economiche. Poi, come detto, sono arrivati la pandemia, il Covid-19 e… gli ospedali da campo.

E nella Confederazione?

In Svizzera tra il 1998 e il 2018 il numero di ospedali è passato da 378 a 281, mentre il numero di posti letto da 45’959 a 38’051. La maggior parte dei nosocomi chiusi è stata ristrutturata e adibita ad altre funzioni, ad esempio abitative.

Inoltre, durante la Guerra fredda in Svizzera sono state costruite decine di ospedali protetti, ossia delle strutture sanitarie in bunker da utilizzare in caso di conflitto. In un’intervista pubblicata dal giornale Le Temps, il delegato della Rete nazionale di sicurezza André Duvillard ha però indicato che oggi queste infrastrutture sono praticamente inutilizzabili. “Durante la Guerra fredda, la Svizzera ha costruito 94 ospedali protetti per un totale di 22’000 letti […]. Oggi hanno una piattaforma tecnica spesso obsoleta, per cui non possono più essere utilizzati, soprattutto nel contesto di una pandemia”.

tvsvizzera.it/mar

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