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No dell’UDC, “l’integrazione dei nipoti va provata”

Sta salendo di tono la polemica sul voto del 12 febbraio sulla naturalizzazione agevolata agli stranieri di terza generazione minori di 25 anni. Oggi è scesa in campo il partito della destra UDC per il quale, invece di facilitare l’iter procedurale per ottenere il passaporto, occorrerebbe intensificare i controlli sui candidati.

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Le condizioni che devono adempiere gli aspiranti svizzeri non sono poche: nascita nella Confederazione e frequenza di 5 anni in scuole elvetiche, residenza dei genitori per non meno di 10 anni e la concessione in passato di almeno un diritto di dimora ai nonni. Ma al presidente democentrista Albert Rösti tutto questo non basta. Soprattutto perché con la procedura agevolata, di competenza quasi esclusiva della Confederazione, non è possibile accertare la reale integrazione dei candidati.

In particolare, sostiene l’UDC, viene a mancare il colloquio con rappresentanti delle autorità comunali e cantonali, previsti nella procedura ordinaria, con i quali si possono verificare le conoscenze linguistiche o eventuali adesioni a movimenti estremisti da parte dei giovani stranieri. E inoltre, sottolineano sempre gli esponenti democentristi, dal 2001 viene concessa la cittadinanza a 40’000 persone ogni anno: “una naturalizzazione di massa mai vista, che va combattuta”.

In proposito la stessa consigliera federale Simonetta Sommaruga aveva recentemente osservato che i nipoti delle persone immigrate costituiscono una parte importante della società elvetica. ”La loro patria non è più il Paese di provenienza dei nonni, bensì la Svizzera, dove vivono da sempre”. E per questo motivo “partecipano già alla vita sociale ed economica e dovrebbero anche poter dare il loro parere sugli orientamenti politici”. Inoltre la naturalizzazione agevolata sarebbe “un gesto di riconoscenza per il lavoro della generazione dei nonni, di cui la Svizzera ha usufruito”.

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