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Il capretto nostrano va a ruba

Capre al pascolo in montagna
Non per vegetariani o vegani: il capretto resta uno dei piatti principali in Ticino per la Pasqua. © Keystone / Alexandra Wey

La Pasqua si avvicina e porta con sé la voglia di tradizione, anche nel piatto. Sulle tavole della Svizzera italiana non può mancare il capretto: quest'anno quello nostrano è andato a ruba. Sono molti i privati che lo acquistano direttamente dall'allevatore.

Le bestie nostrane, circa 7’500, da sole non bastano però a soddisfare la richiesta. “Nelle macellerie ne arrivano pochi quest’anno. Ancora meno visto il periodo. Ma è anche per la grande richiesta dei privati”, ci dice Roberto Luisoni, della macelleria Luisoni di Lugano.

“Il capretto ticinese non basta assolutamente. Poi c’è quello svizzero che è di ottima qualità, ma già adesso non basta. E poi abbiamo quello francese, che è anche di qualità; ma se siamo obbligati a tenerlo è solo perché non ce n’è abbastanza del nostro”, aggiunge.

Perché allora non si decide di allevarne di più? La risposta sta nella qualità: “Un allevamento di grandezza normale in Ticino ha 50-100 capre. Per certi parametri europei il nostro allevamento è piccolissimo. In Ticino non esiste insomma l’allevamento intensivo”, spiega Flavia Anastasia, della fattoria Dal Piz di Claro.

In Ticino si segue insomma il ciclo naturale della capra. E non tutti i piccoli sono pronti per il giorno di Pasqua.

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tvsvizzera.it/fra con RSI


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