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“L’accordo quadro non si tocca”

Parlamento
La Camera del popolo non ha voluto cestinare tutto il progetto, come invece chiedeva una mozione del gruppo UDC Keystone / Peter Klaunzer

La Svizzera non deve rinunciare adesso all'Accordo istituzionale quadro concluso con l'Unione europea e non bisogna legare le mani al governo in vista del chiarimento dei punti ancora in sospeso. È questo il succo delle discussioni della sessione straordinaria sull'Europa tenutasi stamane al Consiglio nazionale (camera bassa del Parlamento elvetico).

La Camera del popolo era chiamata ad esprimersi su due mozioni – entrambe bocciate – depositate dall’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice). La prima chiedeva di “cestinare” in toto l’accordo quadro, la seconda che i chiarimenti in merito ai punti controversi venissero fissati in modo vincolante nel testo.

“Se, in maniera irragionevole, il governo vuole ancora firmare l’accordo, è indispensabile che prima vengano chiariti i punti in sospeso”, ha affermato Andreas Glarner (UDC). I chiarimenti vanno inoltre inseriti nel testo stesso dell’accordo. Eventuali dichiarazioni annesse potrebbero infatti essere dichiarate nulle dalla Corte di giustizia europea. L’UDC teme inoltre che il Consiglio federale si accontenti di dichiarazioni non vincolanti da parte dell’UE.

Per l’UDC meglio sarebbe rinunciare completamente all’accordo quadro, una intesa che per Thomas Aeschi rappresenta “una riedizione dello Spazio economico europeo”, ossia “un trattato coloniale rifiutato dal popolo”. “Come si può solo pensare di ratificare un testo che prevede il ricatto come misura di ritorsione?”, si è chiesta Céline Amaudruz (UDC). “La sovranità della Svizzera non è negoziabile”, ha aggiunto.

“La sovranità non è mai assoluta”, ha replicato Roger Nordmann (Partito socialista). Nessuno Stato è interamente libero di fare quello che vuole, neanche le superpotenze come gli USA e la Cina, ha affermato.

“Ogni volta che sottoscriviamo un accordo di libero scambio cediamo un po’ di sovranità, ciò è avvenuto anche con le intese raggiunte con la Cina e l’Indonesia”, ha aggiunto il consigliere federale Ignazio Cassis. Per accedere ai rispettivi mercati si accetta di utilizzare delle regole in comune.

Elisabeth Schneider-Schneiter (Partito popolare democratico, centro), ricordando come gli accordi bilaterali siano una succes-story, ha chiesto di lasciare il Consiglio federale libero di chiarificare i punti ancora in sospeso. “Ci aspettiamo che il governo ottenga miglioramenti sostanziali”, ha però precisato.

Per la basilese, porre vincoli troppo stretti, come vorrebbe fare l’UDC con una delle sue mozioni, sarebbe pregiudizievole al processo negoziale. L’unico scopo dell’UDC è far fallire le discussioni sull’accordo, ha aggiunto Hans-Peter Portmann (PLR).

L’accordo quadro permetterà di istituzionalizzare l’accesso della Svizzera al mercato unico europeo, ha detto da parte sua il verde-liberale Roland Fischer. “Quando una impresa estera opera in Svizzera deve rispettare le regole elvetiche, di riflesso quando noi vogliamo commerciare in Europa dobbiamo rispettare le regole comunitarie”, ha aggiunto Portmann.

Il servizio del Telegiornale:

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