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Papa, "Respingere migranti è atto di guerra"

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Per Bergoglio i conflitti sociali e culturali si superano con il rispetto delle identità. Salvini: non è un crimine ma un dovere

Questo contenuto è stato pubblicato il 07 agosto 2015 minuti

Nuova presa di posizione di Papa Francesco sulla dibattuta questione dell'immigrazione che sta suscitando reazioni di varia natura nel panorama politico italiano. Nell'incontro venerdì mattina con i ragazzi del Movimento eucaristico giovanile (MEG) nell'Aula Paolo VI il pontefice, rispondendo alla domanda di un giovane indonesiano, ha fatto riferimento "a quei nostri fratelli Rohingya che sono stati cacciati via da un Paese a un altro" e quando "arrivano a un porto, a una spiaggia, gli danno un po' d'acqua, un po' da mangiare e li cacciano via sul mare. Questo è un conflitto non risolto, questo è guerra, questo si chiama violenza, si chiama uccidere".

Rispetto delle identità

Non è la prima volta che Bergoglio cita i Rohingya, minoranza di religione islamica in fuga dal Myanmar e respinta da Indonesia, Malesia e Thailandia. Quello che non sfugge è la citazione di questo episodio in un momento in cui la pressione migratoria verso l'Europa, come testimoniano i casi emblematici di Ventimiglia e Calais e delle 2'000 vittime nel Mediterraneo quest'anno, è tornata fortemente alla ribalta. Per Papa Francesco i conflitti sociali e culturali "si risolvono con il dialogo, ma prima ancora con il rispetto dell'altra persona". In Medio Oriente, ad esempio, minoranze religiose, "i cristiani non solo non sono rispettati, ha evidenziato Bergoglio, ma tante volte sono uccisi, perseguitati" perché non si rispetta la loro identità.

Ma d'altra parte, ha continuato il Pontefice, "anche nella nostra storia ci sono stati conflitti di identità religiosa causati dal non rispettare l'identità" dell'altra persona, ma "questo non è cattolico".

Salvini: è un dovere

Non si è fatto attendere, come già avvenuto in passato, il commento di Matteo Salvini (Lega Nord) che su Twitter ha scritto "Respingere i clandestini un crimine? No, un dovere. Sbaglio?". Ne è seguita tutta una scia di polemiche con accuse e contro accuse di "incitamento all'odio" e pernicioso buonismo.

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