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Palmira, siti archeologici “meglio del previsto”

Un primo sopralluogo nella città, strappata domenica all'Isis, ha appurato che le più importanti rovine romane del sito Unesco sono quasi intatte

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Un primo sopralluogo alla città di Palmira, strappata domenica all’autoproclamato Stato islamico dalle truppe siriane appoggiate dalll’aviazione russa, ha mostrato che le condizioni del sito archeologico dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco sono migliori del previsto.

Nei 10 mesi di dominazione, i miliziani del Califfato hanno distrutto solo parte delle rovine romane, ma quelle più importanti sono quasi intatte.

In parte distrutta, ammaccata, profanata, ma ancora li a testimoniare 4 mila anni di storia. La furia dell’Isis non è riuscita a cancellare la Perla del deserto, un soprannome che racchiude tutta l’importanza della città di Palmira, patrimonio mondiale dell’UNESCO.

“Ci aspettavamo il peggio”, riferisce il responsabile dei siti archeologici siriani Mamoun Abdulkarim, “visti anche i pesanti combattimenti tra esercito e miliziani per liberare la città, ma il complesso è ancora tutto sommato in buono stato.”

Molte delle rovine piu importanti sono ancora quasi intatte, come il teatro romano e le mura della città. Molte altre avranno bisogno di essere restaurate, ma gli archeologi sono convinti: Palmira tornerà al suo vecchio splendore.

“Abbiamo grande esperienza e capacità, abbiamo già restaurato le rovine di Palmira in passato e lo faremo anche questa volta.”

Diverse statue e monumenti però sono stati cancellati per sempre. Come il Tempio di Bel, il dio babilonese, principale luogo di culto della città distrutto dai miliziani, cosi come il Tempio di Baal Shamin, le torri funerarie romane e l’Arco di Trionfo, sopravvissuti a terremoti e catastrofi naturali per 4 mila anni.

Distruzione che sarebbe però potuta continuare se la città fosse rimasta nelle mani dell’isis: “La liberazione di Palmira è un trionfo per la Siria, un trionfo per l’esercito siriano, ma anche un trionfo per l’intera civilità”, ha detto il portavoce del governo Ali Ahmad, “perché Palmira è la culla della civiltà. La sua riconquista rappresenta la sconfitta delle barbarie che volevano distruggere la cultura.”

Una riconquista che ha anche un grande valore strategico e che permette ora alle forze lealiste di proseguire l’offensiva verso l’est del paese, dove buona parte dei territori sono ancora controllati dall’autoproclamato Stato islamico.

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