Oggi in Svizzera
Care svizzere e cari svizzeri all'estero,
Oggi sono mancati solo nove piccoli centesimi a Marco Odermatt per cancellare quella riga bianca che ancora figura sul suo palmarès. Trionfatore a 27 riprese in gigante e super-G, sulla pista Stelvio di Bormio lo sciatore svizzero non ce l'ha fatta neanche questa volta a conquistare il suo primo successo in una discesa di Coppa del Mondo. A rovinargli la festa è stato il francese Cyprien Sarrazin.
Speriamo che l'appuntamento sia solo rimandato. In ogni caso se lo augurano le decine di migliaia di tifosi e tifose rossocrociate che tra due settimane affolleranno la pista del Lauberhorn di Wengen, dove si svolgerà la prossima discesa libera. Cosa ci sarebbe di più bello di trionfare davanti al proprio pubblico su una pista che ha fatto la storia della disciplina?
Dopo questo preludio sportivo, vi lascio a qualche altra notizia del giorno.
Il presidente dell’Unione democratica di centro Marco Chiesa ha annunciato giovedì che non si ricandiderà alla guida del partito al termine del suo mandato, che scade in marzo.
“Avevo una missione da compiere ed è stata compiuta”, ha dichiarato il consigliere agli Stati ticinese in interviste pubblicate dai giornali del gruppo CH Media e dal Corriere del Ticino. Alle elezioni federali di ottobre, il partito della destra conservatrice ha ottenuto il terzo miglior risultato della sua storia, conquistando nove seggi supplementari alla Camera bassa.
In un comunicato, l’UDC ringrazia il “senatore” ticinese per i grandi risultati da quando è entrato in carica nell’agosto del 2020 ed esprime “grande rammarico” per la sua decisione.
Una commissione è già al lavoro per individuare possibili successori: gli interessati e le interessate hanno tempo fino al 19 gennaio per dichiararsi disponibili. L’assemblea dei delegati e delle delegate eleggerà poi il nuovo o la nuova presidente durante l’assemblea del 23 marzo. È intanto già partito il toto candidature: si fanno i nomi del consigliere nazionale svittese Marcel Dettling, vicepresidente dell’UDC e responsabile della campagna alle ultime elezioni federali, dell’altra vicepresidente e consigliera nazionale ginevrina Céline Amaudruz, nonché del consigliere nazionale lucernese Franz Grüter e di quello bernese Lars Guggisberg.
- Il servizioCollegamento esterno di RSI News.
- L’analisi di swissinfo.ch sui risultati delle elezioni federali di ottobre.
- Perché in Svizzera i media quando parlano dell’UDC non utilizzano il termine di estrema destra? L’analisi del politologo Oscar Mazzoleni.
L’ex procuratore pubblico, ex consigliere di Stato ed ex consigliere agli Stati ticinese Dick Marty è morto oggi. Aveva 78 anni ed era malato da tempo.
Dick Marty era malato da alcuni mesi, come aveva rivelato lui stesso nelle interviste che avevano accompagnato in novembre l’uscita del suo ultimo libro, intitolato Verità irriverenti.
L’esponente del Partito liberale radicale, consigliere agli Stati dal 1995 al 2011, era balzato agli onori della cronaca soprattutto per il ruolo svolto in seno all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, del quale è stato membro dal 1998 al 2011. In particolare, in veste di relatore presentò rapporti scottanti sulle prigioni della CIA in Europa, sul rispetto dei diritti umani nel Caucaso del Nord e su un traffico di organi condotto dall’UCK, l’esercito di liberazione del Kosovo.
Proprio per quest’ultimo rapporto, Dick Marty viveva dal 2020 sotto protezione. Stando a quanto emerso da inchieste giornalistiche, persone legate ai servizi segreti serbi stavano pianificando l’assassinio del politico svizzero, per poi far ricadere la colpa sui kosovari.
- La notiziaCollegamento esterno pubblicata dal giornale La Regione.
- L’intervistaCollegamento esterno a Dick Marty di RSI News in occasione della presentazione del suo ultimo libro Verità irriverenti.
- Una delle ultime battaglie che Dick Marty ha condotto in veste di politico è stato il sostegno all’iniziativa per delle multinazionali responsabili, respinta dall’elettorato svizzero nel novembre 2020. In questa intervista spiega le sue ragioni.
Dopo avervi presentato ieri le sfide che l’economia svizzera dovrà affrontare nel 2024, oggi vi proponiamo una carrellata sui principali appuntamenti politici in agenda l’anno prossimo.
L’anno politico 2024 in Svizzera sarà sicuramente all’insegna dell’Europa. A metà dicembre, il Governo elvetico ha presentato i risultati dei colloqui esplorativi condotti con l’Unione Europea dopo il fallimento dell’accordo quadro. Le principali vertenze tra Berna e Bruxelles sembrano essere state almeno in parte appianate e l’anno che verrà sarà fondamentale per raggiungere un’intesa che possa regolare i rapporti futuri tra la Confederazione e i Ventisette.
Sul fronte interno, sotto la luce dei riflettori ci sarà soprattutto la neoministra dell’interno Elisabeth Baume-Schneider, che dovrà affrontare almeno sei votazioni popolari in 12 mesi. La consigliera federale socialista si troverà talvolta in contrapposizione con il suo partito, ad esempio già in marzo, quando dovrà combattere due iniziative popolari che riguardano l’Assicurazione vecchiaia e superstiti, una delle quali emana proprio dalla sinistra.
Si parlerà molto anche di previdenza professionale (il secondo pilastro del sistema pensionistico svizzero), di premi dell’assicurazione malattie obbligatoria e di asilo. Non da ultimo, il Governo federale sarà chiamato a rendere conto del suo operato nell’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS.
Negli ultimi anni in Svizzera e più in generale nelle Alpi hanno fatto notizia soprattutto le stazioni sciistiche che hanno dovuto cessare le attività per mancanza cronica di neve. A San Bernardino, nei Grigioni, gli impianti sono invece stati riaperti dopo dieci anni di chiusura.
Da ieri, mercoledì 27 dicembre, i 45 chilometri di piste di San Bernardino sono di nuovo praticabili. La stazione, che si trova all’imbocco del portale sud dell’omonima galleria che collega la Mesolcina alla valle del Reno posteriore, era fino a dieci anni fa una delle mete preferite di numerosi sciatori e sciatrici provenienti dal Ticino e dalla vicina Lombardia.
Tre degli impianti riacquistati un anno fa dall’azienda San Bernardino Swiss Alps di Stefano Artioli sono stati rinnovati e sono appunto stati rimessi in servizio ieri. L’imprenditore ticinese vuole però andare oltre e intende investire complessivamente circa 300 milioni di franchi per rilanciare il comprensorio, situato a un’altitudine compresa tra 1’608 e 2’525 metri.
Altri due impianti di risalita saranno aperti l’inverno del 2024. Bisognerà però aspettare che venga elaborato un piano direttore per lo sviluppo dell’offerta di sport invernali prima di procedere a tutti gli investimenti previsti.
- Il servizioCollegamento esterno sulla riapertura di San Bernardino di RSI News.
- La Svizzera e le sue stazioni sciistiche fantasma. Un approfondimento di RTS pubblicato su tvsvizzera.it.
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