Oggi in Svizzera
Care svizzere e cari svizzeri all'estero,
Per la seconda volta in poco più di un mese, questa notte si è verificato un fenomeno molto raro in Svizzera: delle aurore boreali hanno potuto essere osservate in alcune regioni delle Alpi e delle Prealpi.
L'aurora boreale – ha spiegato MeteoSvizzera – si forma quando le particelle caricate elettricamente dal vento solare incontrano gli atomi di ossigeno e azoto negli strati superiori dell'atmosfera terrestre e li ionizzano, formando dei magnifici colori. Qui potete ammirare alcune immagini.
La consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha visitato oggi Chiasso, per rendersi conto in prima persona delle difficoltà riscontrate nella regione a causa del forte afflusso di persone migranti.
Da mesi la città al confine con l’Italia, dove sorge un Centro federale d’asilo, è sotto la luce dei riflettori. L’importante afflusso di persone migranti sta creando diversi grattacapi a popolazione e autorità, in particolare in materia di sicurezza. La ministra di giustizia e polizia socialista è stata più volte criticata perché – a detta di alcuni – non avrebbe impugnato con sufficiente energia il problema.
Nella conferenza stampa organizzata al termine della visita, la consigliera federale ha assicurato che Berna non è affatto indifferente ai problemi del Mendrisiotto. “La situazione migratoria è però tesa in tutta la Svizzera”, ha sottolineato Elisabeth Baume-Schneider, anche se è cosciente che il Ticino vive una situazione particolare. Quale prima misura concreta, la ministra ha informato di aver incaricato la Segreteria di Stato della migrazione di potenziare le misure di sicurezza e di prevenzione nei Centri federali d’asilo e nei loro dintorni, in particolare con personale e pattuglie supplementari.
Tra i partecipanti alla conferenza stampa vi era anche il consigliere di Stato ticinese Raffaele De Rosa, il quale ha chiesto alla responsabile federale dell’asilo di “ridurre i numeri in presenza a Chiasso e di avere una revisione della chiave di riparto della distribuzione [delle persone richiedenti l’asilo, ndr] su tutti i Cantoni”.
- La notiziaCollegamento esterno sul sito del Corriere del Ticino.
- La cronacaCollegamento esterno della giornata su RSI News.
- Il reportageCollegamento esterno da Chiasso di RSI News.
Nel 2020, i trasporti in Svizzera sono costati quasi 11’000 franchi pro capite. In totale, il trasporto motorizzato stradale, ferroviario e aereo ha causato spese per 92,5 miliardi di franchi.
Dalle cifre pubblicate lunedì dall’Ufficio federale di statistica (UST), emerge che malgrado la pandemia di Covid-19 le spese sono diminuite solo del 3% rispetto all’anno precedente. “Nessuna modalità di trasporto copre i costi che genera“, precisa l’UST. In queste spese, sono compresi i costi legati al mezzo di trasporto (acquisto, manutenzione, benzina…), alle infrastrutture, agli incidenti e all’impatto sull’ambiente.
L’80% dei costi è generato dal trasporto su strada, il 13% da quello su rotaia e il 7% restante dal trasporto aereo. Nel dettaglio, il trasporto motorizzato di persone è costato circa 52,1 miliardi di franchi, quello di merci 20,1 miliardi, mentre il trasporto ferroviario di passeggeri e di merci è costato rispettivamente 9,9 e 2,1 miliardi. Le spese per il trasporto aereo sono invece ammontate a 4,2 miliardi.
Tenendo conto delle imposte pagate dagli automobilisti, il trasporto privato motorizzato ha coperto l’80% dei suoi costi. Per quanto concerne il trasporto pubblico di passeggeri, sia su strada che su rotaia, i biglietti e gli abbonamenti coprono invece solo un terzo circa delle spese globali.
- La notiziaCollegamento esterno di Keystone-ATS sul sito Ticinonline.
- I datiCollegamento esterno dell’Ufficio federale di statistica.
- Tutto quello che c’è da sapere sul sistema di trasporti in Svizzera su swissinfo.ch.
In Svizzera due persone su cinque di 15 anni e più hanno un passato migratorio. È la prima volta che questa quota supera la soglia del 40%.
Nel 2022, 2’951’000 persone residenti nella Confederazione di età superiore ai 15 anni avevano un passato migratorio, stando ai dati pubblicati lunedì dall’Ufficio federale di statistica. Quasi l’80% di loro è nato all’estero e appartiene alla prima generazione. Il rimanente 20% è nato in Svizzera e appartiene quindi alla seconda generazione.
Nello spazio di un decennio, dal 2012 all’anno scorso, la proporzione di popolazione con un passato migratorio è passata dal 35% al 40%. La quota è particolarmente importante nelle fasce d’età 25-39 e 40-54 anni. Della prima fanno parte 860’000 persone (685’000 di prima generazione e 175’000 di seconda) a fronte di 934’000 senza passato migratorio. Della seconda 908’000 (761’000 di prima generazione e 147’000 di seconda) a fronte di 926’000.
La nazionalità più rappresentata continua ad essere quella italiana, con una proporzione del 10% (282’000 persone). Seguono Germania, con una quota del 9%, e via via Portogallo, Francia, Kosovo, Spagna, Turchia, Serbia e Macedonia del Nord.
- La notiziaCollegamento esterno sul sito del Corriere del Ticino.
- I datiCollegamento esterno dell’Ufficio federale di statistica.
- Chi sono gli oltre due milioni di persone straniere che vivono in Svizzera? La risposta in grafici su swissinfo.ch.
- Il dossier di tvsvizzera.it dedicato alla nuova immigrazione italiana in Svizzera.
Per potersi salvare, un museo di Baden, nel Canton Argovia, ha deciso di vendere all’asta giovedì a New York tre dipinti di Paul Cézanne della sua collezione.
In gergo si chiama “deaccessioning”, ovvero rimuovere permanente un oggetto dalla collezione del museo per poterne trasferire la proprietà a un altro soggetto, pubblico o privato. Finora in Svizzera questa pratica era praticamente inesistente. A rompere il tabù ci ha però pensato il Langmatt Museum di Baden. “Ci addolora molto dover vendere i dipinti, ma è l’ultima spiaggia, l’unico modo di salvare il museo”, aveva dichiarato Lukas Breunig, presidente del consiglio di fondazione del Langmatt, quando era stata resa nota l’intenzione di procedere alla vendita nel 2020.
Dalla vendita all’asta, che avverrà giovedì a New York, si spera di ricavare almeno 40 milioni di franchi. L’opera principale che sarà battuta è Fruits et pot de gingembre, che l’artista francese dipinse tra il 1894 e il 1895.
La vendita ha suscitato diverse polemiche. Si tratta di una “rottura della diga”, ha dichiarato Tobia Bezzola, presidente del Consiglio internazionale dei musei (ICOM) e direttore del MASI di Lugano, alla radio svizzera di lingua tedesca SRF. La vendita mette in discussione il principio dei musei di non rimaneggiare le collezioni.
- Un approfondimentoCollegamento esterno sul tema del sito exibart.com.
- Il sitoCollegamento esterno del museo Langmatt.
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