La televisione svizzera per l’Italia
La cupola di Palazzo federale.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori, 

non so voi, ma io sono da sempre molto affascinata dalle piccole e grandi opere ingegneristiche. Non posso quindi non riferirvi della notizia giunta oggi dalla Germania, che riguarda però direttamente anche noi svizzeri.  

Le ferrovie tedesche Deutsche Bahn (DB) hanno dichiarato che è in programma la costruzione di tre nuovi ponti tra la Germania e la Svizzera. Le DB intendono così raddoppiare il numero di binari che collegano la Badischer Bahnhof, ossia la stazione di Basilea da loro gestita, e il confine tedesco, su un tratto lungo 3,1 chilometri. In totale saranno installati 46 nuovi scambi e 1’500 metri di pareti insonorizzanti. I costi - stimati a 580 milioni di euro - saranno sostenuti dalle DB, dalla Germania e dall'Unione europea. Vi lascio con le altre notizie di oggi. 

Buona lettura! 

sala del consiglio nazionale
© Keystone / Gaetan Bally

Oltre un terzo delle attività extraparlamentari dei membri delle Camere federali è pagato da imprese o associazioni. Tra tutti gli eletti e le elette, gli appartenenti al campo borghese sono quelli con più mandati rimunerati rispetto ai rappresentanti della sinistra. Lo mostra un’analisi di Lobbywatch.

La piattaforma per la trasparenza ha valutato per la prima volta il numero di mandati retribuiti in Parlamento e quindi il peso delle lobby all’interno dello stesso. Lobbywatch è giunta così alla conclusione che il 37% degli impegni esterni dei parlamentari e delle parlamentari è indennizzato. Le attività rimunerate arrivano al 47% in seno al gruppo UDC(Unione democratica di centro, destra sovranista),nell’Alleanza del Centro (conservatori) al 46%, mentre al terzo posto si piazza il PLR (Partito liberale radicale, destra), con il 38% dei mandati. I Verdi liberali si fermano al 33%, i socialisti al 25% e i Verdi al 23%. 

Imprese e associazioni del settore dell’energia sono quelle che più presenti (60% dei mandati), con membri del Parlamento nei consigli d’amministrazione o altri organi. Seguono economia e agricoltura (56%), trasporti (46%) e sanità (45%). Molto più in basso il settore ambientale (18%), la cultura (8%) e la politica/economia estera (3%). 

Secondo Lobbywatch, questa analisi mostra che esiste uno squilibrio massiccio a livello di mezzi finanziari fra ambiti della politica federale. Non è però possibile fornire cifre esatte, poiché mancano disposizioni sulla trasparenza che permettano di stabilire gli importi precisi.

swissinfo.ch
© Keystone / Peter Schneider

La qualità dei media svizzeri è in aumento, anche se la varietà delle notizie in alcuni casi è calata. A rivelarlo è l’annuario “Qualità dei media” pubblicato come ogni anno dall’istituto di ricerca di opinione pubblica e società fög dell’Università di Zurigo.

Dall’inizio della pandemia di Covid-19, i media elvetici hanno offerto un quadro approfondito del tema. Tuttavia, l’attenzione rivolta alla pandemia ha provocato anche un deficit in termini di varietà. Anche la qualità della copertura mediatica riservata alla guerra in Ucraina è relativamente alta, come rilevato dal fög. Le note sono assai più dolenti per la cronaca economica, che è costituita soprattutto (68%) di contributi connessi alle imprese e al business, mentre reportage sul contesto economico generale hanno perso importanza negli ultimi anni, deplora l’istituto.

I primi posti nella classifica nelle quattro dimensioni qualitative “rilevanza”, “varietà”, “contestualizzazione” e “professionalità” sono occupati, analogamente agli anni precedenti, dai programmi di informazione del servizio pubblico della Società svizzera di radiotelevisione SSR.

Il sito SWI swissinfo.ch, di cui fa parte anche la piattaforma TVS tvsvizzera.it, si posiziona al primo posto tra i media online con 7,7 punti su un massimo 10 (0,5 in più dello scorso anno) e viene esplicitamente elogiato per il suo elevato punteggio nel campo della qualità, in particolare per la rilevanza delle notizie e l’ulteriore aumento degli approfondimenti. Il fög sottolinea positivamente anche l’impegno di contestualizzazione di “Telegiornale sera” della RSI, uno dei motivi per cui questo programma televisivo è migliorato notevolmente in termini di qualità complessiva.

Marcia su Roma
Keystone/Süddeutsche Zeitung Photo/Scherl

Cent’anni fa, con la “marcia su Roma”, Benito Mussolini salì al potere in Italia. La Svizzera, mossa dalla volontà di mantenere buone relazioni con la potenza vicina, reagì con prudenza.

A capo del Dipartimento politico federale – come allora si chiamava il ministero degli esteri elvetico – c’era il consigliere federale ticinese Giuseppe Motta. Quest’ultimo, in quei giorni di fine ottobre del 1922, si ritrovò sulla scrivania la trascrizione di una lettera proveniente dal Ticino, che descriveva gli avvenimenti dei giorni precedenti nella vicina città di Como. “A Como la milizia fascista ha occupato la prefettura e ci sono state scene di affratellamento tra le truppe addette alla sorveglianza e le camicie nere. La collaborazione tra esercito regolare e fascisti avviene in modo sempre più aperto”.

Non si trattava di un’eccezione: mentre alcune decine di migliaia di fascisti stavano marciando sulla capitale, in molte città italiane e in vari centri minori le camicie nere avevano già occupato prefetture, uffici postali e telegrafici, stazioni ferroviarie.

Al di là delle preoccupazioni per il futuro dell’Italia, la Svizzera aveva anche ragioni interne per temere l’ascesa del fascismo. Nell’ottica dell’irredentismo, tutti i territori di lingua italiana avrebbero dovuto riunirsi al Regno d’Italia. Le mire del movimento si estendevano quindi anche al Canton Ticino e alle valli di lingua italiana dei Grigioni. Tale dottrina si combinava a considerazioni di natura geopolitica sulla “frontiera naturale” delle Alpi. 

Protesta del personale di volo e di terra.
© Keystone / Alexandra Wey

I piloti di Swiss rinunciano allo sciopero. L’associazione dei piloti Aeropers e la direzione della compagnia di bandiera elvetica hanno infine trovato un accordo.

L’intesa è stata raggiunta durante l’ultima tornata di negoziati svoltisi questo fine settimana, ha precisato la compagnia aerea. I piloti di Swiss, che chiedevano migliori condizioni di lavoro, avevano minacciato di fare uno sciopero il prossimo weekend.

Al centro della diatriba figurava il nuovo contratto collettivo di lavoro (CCL), negoziato in tempi di pandemia e successivamente respinto in votazione dai piloti. Il braccio di ferro si è svolto peraltro in un contesto di grande ripresa del trasporto aereo dopo la brusca frenata causata dal Covid-19.

Venerdì, dopo lunghe trattative con Swiss, anche il SEV-Gata, il sindacato del personale dei trasporti aerei, aveva annunciato un successo: dall’anno prossimo il personale di terra di Swiss riceverà uno stipendio più alto di circa il 3,3%. I redditi più bassi saranno tenuti in maggior considerazione, ma almeno il 2% di aumento verrà concesso a tutti i dipendenti.


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SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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