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regina elisabetta

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori, 

Come in molte capitali del mondo, anche in Svizzera le bandiere che svettano sulle cupole di Palazzo federale a Berna oggi sono issate a mezz'asta, in omaggio alla defunta regina Elisabetta II.

È un fatto piuttosto raro: secondo le disposizioni in vigore, le bandiere vengono dispiegate a mezz'asta solo in caso di decesso di un consigliere o una consigliera federale in carica, del cancelliere, dei presidenti del Consiglio nazionale o del Consiglio degli Stati e, appunto, del capo di Stato in carica "di un Paese con il quale la Svizzera intrattiene relazioni diplomatiche".

Ed è proprio parlando della morte della sovrana britannica che iniziamo la nostra rassegna sull'attualità odierna.

la regina elisabetta, con ignazio cassis e la moglie
Pa

“La bussola del mondo”: così il presidente della Confederazione Ignazio Cassis ha definito la regina Elisabetta II, scomparsa giovedì all’età di 96 anni.

Ignazio Cassis è stato uno degli ultimi capi di Stato a incontrare la sovrana, in aprile al castello di Windsor. “Brillava di gioia di vivere, anche se sapevamo che era già fragile”, ha rammentato giovedì il ministro degli esteri svizzero, sottolineando di essere rimasto colpito dalla “sua umanità e dalla sua lettura del mondo; aveva la capacità di spiegare relazioni complesse in modo semplice”. Con lei – ha sottolineato – se ne va una “bussola del mondo”.

La scomparsa della regina trova naturalmente molto spazio anche su tutte le pagine dei giornali svizzeri, che rendono omaggio alla “roccia della Gran Bretagna moderna”, come scrivono Tages-Anzeiger, Basler Zeitung e Berner Zeitung, che ha saputo far diventare la monarchia “un pilastro stabilizzante nella costruzione dello Stato britannico”.

Il futuro non si annuncia però così roseo: “La morte di Elisabetta II apre un enorme baratro per la Gran Bretagna”, osserva Le Temps, scossa dalla Brexit e dai tentativi di scissione. Il suo successore avrà così un arduo compito, sottolinea il Corriere del Ticino: la regina “incarnava la grandezza, lo splendore, lo sfarzo e la potenza dell’impero che non c’è più”, ma ciò che lascia al figlio “è soltanto lo scettro di una piccola isola e di un regno sempre meno unito, tra i fremiti d’indipendenza della Scozia, i malumori gallesi e l’irredentismo dei cattolici nord-irlandesi”.

sirignhe
© Keystone / Ennio Leanza

In autunno il numero di contagi da coronavirus dovrebbe tornare a salire e per questo l’Ufficio federale della sanità pubblica raccomanda una dose di richiamo alle persone che si trovano in una categoria a rischio.

La situazione è nettamente diversa rispetto agli ultimi due inverni di pandemia: attualmente oltre il 97% della popolazione presenta anticorpi contro il SARS-CoV-2 perché è stata vaccinata o è guarita dall’infezione, ha indicato venerdì l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).

Per questa ragione, le raccomandazioni di vaccinazione mirano principalmente a proteggere le persone vulnerabili da una forma grave della malattia. Il richiamo è particolarmente indicato per le persone di età superiore ai 65 anni, per quelle di età superiore ai 16 anni con un elevato rischio di malattia individuale, per esempio a causa di una patologia preesistente, e per le donne incinte, a partire dalla dodicesima settimana di gravidanza, o che allattano. In secondo luogo, l’UFSP raccomanda la vaccinazione anche alle persone tra i 16 e i 64 anni senza fattori di rischio che lavorano presso centri di cura acute e di lungodegenza.

La protezione contro il virus dopo una vaccinazione è massima nei tre mesi successivi all’iniezione. Idealmente, questo periodo dovrebbe quindi coincidere con il picco dell’ondata. L’esperienza degli ultimi due anni ha dimostrato che la campagna di vaccinazione dovrebbe iniziare il 10 ottobre. I vaccini bivalenti a RNA messaggero (mRNA), adattati alle varianti Wuhan e Omicron, saranno disponibili nel corso di questo mese. L’UFSP raccomanda di utilizzarli per la vaccinazione di richiamo, ma specifica che l’attuale vaccino monovalente può ancora essere utilizzato.

persone in una sala riunioni
© Mark Henley

Nel maggio scorso le sue dimissioni da consigliere presso la missione russa all’ONU di Ginevra avevano destato scalpore: Boris Bondarev è il più alto diplomatico ad aver voltato le spalle al Cremlino.

Bondarev vive tuttora in Svizzera, dove ha ricevuto un permesso di soggiorno ed è sotto protezione. Nell’intervista a swissinfo.ch, evoca le ragioni che lo hanno spinto a dare le sue dimissioni dal ministero degli esteri russo, il “ministero della menzogna e dell’odio”, come lo ha lui stesso definito.

Non cerco di atteggiarmi a eroe giusto, ma quando la Russia ha attaccato l’Ucraina è stata superata la linea di demarcazione tra il bene e il male“, afferma tra le altre cose l’ex diplomatico.

Per quanto concerne la Svizzera, Bondarev ritiene che il Cremlino sia dell’opinione che la Confederazione non faccia altro che seguire gli ordini degli Stati Uniti. “Nella loro visione del mondo – sottolinea – ci sono alcune sfere di influenza: c’è il mondo occidentale governato dagli Stati Uniti, l’Asia governata dalla Cina e c’è una sorta di Eurasia che dovrebbe essere governata dalla Russia. È una visione del mondo molto primitiva”.

persone in una caverna
© Keystone / Salvatore Di Nolfi

La centrale idroelettrica di Nant de Drance, in Vallese, è stata ufficialmente inaugurata venerdì, alla presenza della ministra dell’energia Simonetta Sommaruga. Si tratta di uno dei più potenti impianti di pompaggio e turbinaggio d’Europa.

La struttura si trova a 600 metri di profondità, tra la diga di Vieux-Emosson a monte e la diga di Emosson a valle, nel comune di Finhaut. Alla sua costruzione, iniziata 14 anni fa, hanno lavorato fino a 650 persone. Con i suoi 18 chilometri di gallerie e la sua enorme caverna contenente le turbine, chiamata cattedrale per le sue dimensioni (52 metri di altezza, 32 metri di larghezza e 194 metri di lunghezza), ha rappresentato un cantiere colossale.

La centrale permette da un lato di produrre energia elettrica (ha una potenza di 900 MW, sufficienti per alimentare “circa 200 villaggi di 4’000 abitanti”, ha spiegato un ingegnere), dall’altro funge da batteria, pompando l’acqua nella diga a monte. La capacità di stoccaggio elettrico del lago corrisponde a quella di oltre 400’000 batterie di automobili elettriche.

Ed è proprio questa caratteristica a renderla molto interessante: in un futuro prossimo con lo sviluppo delle energie rinnovabili, in particolare del fotovoltaico, ci sarà un crescente bisogno di poter accumulare energia durante i picchi di produzione, per poi trasformarla di nuovo in elettricità quando necessario. “Un impianto come questo svolge e continuerà a svolgere un ruolo essenziale nella stabilizzazione della rete elettrica svizzera ed europea. Con la sua capacità di stoccaggio e di produzione rapida, fornisce un contributo importante alla sicurezza dell’approvvigionamento della Svizzera”, ha sottolineato la consigliera federale Simonetta Sommaruga.

  • L’intervistaCollegamento esterno a Stéphane Genoud, economista dell’energia all’Alta scuola vallesana di scienze applicate HES-S, di RSI News.
  • Il reportage alla centrale di Nant de Drance del mio collega Luigi Jorio.
  • In questo video potete invece scoprire meglio come funziona l’impianto.


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